C’è il vento. Domani sarà una bella giornata, limpida. Il vento spazza via molte cose. Nel weekend ho ascoltato il racconto di una coppia di amici che ha avuto in questi giorni il primo figlio. E’ strano. Poi ho anche ascoltato un’altra coppia di amici litigare secco, rinfacciandosi cose che non avrei mai pensato. Strano anche quello. Voglio dire, ti fa pensare che non tutto è come sembra. E comunque nonostante lo spirito del paciere che vive sempre in me alla fine se cerchi di capire le ragioni di entrambi rischi di essere accusato di non voler prendere una posizione. Più che ascoltare, comunque… Ho anche fatto una compilation per il mio cognatino, che non ha un bel periodo ultimamente. Fare compilation per lui è sempre un grande sforzo di concentrazione perché cerco di mettergli il meglio. Come dice Nick Hornby, devi cominciare alla grande con i primi due pezzi, poi risparmiare le cartucce fino a metà dove piazzi un pezzo eccezionale, e poi il crescendo finale con gli ultimi tre pezzi in gran contrasto tra loro. Il segreto della compilation… Il segreto è soprattutto capire il gusto degli altri e vedere con gli occhi degli altri.
PARLIAMO IN BALENESE
Yep! Sono andato a vedere Alla ricerca di Nemo! Questi bastardi della Pixar sanno bene come fare un film di successo, e devo dire che sono sempre più bravi. Li invidio. Hanno portato un po’ di aria nuova in casa Disney, e se non ci fossero stati loro credo che il trend musical-kitsch non si sarebbe più risollevato. Voglio dire, dove altro puoi trovare gli squali che fanno autoanalisi, citazioni da Stalag 17, Psycho, Gli uccelli e Memento tutto in un colpo solo? Il segreto è presto detto: al di là della indiscutibile bravura nel campo della CG e dell’animazione (penso al banco di meduse, alla corrente australiana, all’inseguimento nel relitto) è la storia che conta. John Lasseter e soci sono storyteller di razza, e non si lasciano prendere mai né dal sentimentalismo fine a sé stesso, né dalla gag fine a sé stessa, né dal citazionismo fine a sé stesso… insomma, prima che continui a dire sempre la stessa cosa, nei loro film tutto si tiene. Tutto ha senso ai fini della storia, che è il vero elemento forte e di richiamo del film. A parte gli onnivori dell’animazione come me, esiste il modo di piacere a bambini e adulti, ed è quello che hanno capito sia alla Pixar che alla Dreamworks, sia (a tratti) alla Disney. Non c’è alcun bisogno di chiamare per l’ennesima volta Phil Collins a cantare canzoni nel film. Il cartoon musical è andato bene per La bella e la Bestia e Il re leone, ma solo perché gli autori erano Ashman e Menken da un lato e Elton John e Tim Rice dall’altro. L’ossessione politically correct della Disney di realizzare ogni film per catturare i consensi di un gruppo etnico è veramente obsoleta (abbiamo visto Cina, Africa, Grecia, Perù, Brasile, Francia, abbiamo avuto i nativi americani e presto avremo gli eschimesi)… mah! Al di là di tutto, Alla ricerca di Nemo è un film eccezionale, che ha il pregio di tenerti sempre sull’orlo della poltrona… e sarà meglio restare in sala fino alla fine dei titoli di coda per gustarsi qualche sorpresina finale…
101 REYKJAVIK (RECENSIONE MIMETICA)
Non posso dire di aver letto tutto il libro, quindi sarebbe anche inutile parlarne. Comunque diciamo che sto leggendo, con grande fatica, 101 Reykjavik di Hallgrìmur Helgasson. Pare sia uno dei libri più "generation x" dell’Islanda. Immagino gli altri. No, a parte gli scherzi – è interessante: tenterò una recensione mimetica, per dare l’idea del tono del libro. 101 – 101 come l’album live dei Depeche Mode. Mode modeste modificate a Reykjavik la cicittà del bubuio eterno. Un po’ di aranciata meccanica ma sgasata e corretta dall’ecstasy. Un po’ Irvine Welsh con le palle congelate. Piccoli spermatozoi crescono. Hlinur/Linus è il nais gai trentenne che vive le notti al K bar. Pieno di passera al K bar. Vive con la mamma, abbraccio caldo e lacrime di mamma – ma la mamma è lesbica cazzo, e lui si scopa la donna di sua madre. Senza preservativo. Perché li conta uno due tre quattro cinque e misura la qualità della vita in base al consumo di quei piccoli cappucci di gomma. Insomma, quel tipo di scrittura beat a flusso di coscienza che dopo un po’ rompe i coglioni, detto proprio fuori dai denti. Ma bello però, eh? Compratelo.
