Il mito della serata: come sempre, Iva Zanicchi. Se qualcuno lo conosce, vi prego, mi dia il suo indirizzo di casa. Sarei disposto ad affrontare un viaggio di 1000 km per poter parlare con lei di come asfaltare il battuto di terra con lo sterco di vacca e di come cagare nelle latrine in cui sei coperto solo a metà (quella inferiore). D’altro, che dire… Mi hanno nominato Selen a tradimento mentre ero girato e scrivevo le mie cose. Che mondo! Non ti puoi nemmeno più fare un taglio punk che subito ti caricano di nominationsssssssssss… A proposito, qualcuno ha notato che Daria (God I Love That Woman) Bignardi quando gesticola tiene sempre la mano destra a mo’ di nano-nano (il gesto di Mork, l’alieno venuto da Ork)?
LA FOTTUTA BATTERIA
Che deficiente. Ho lasciato la chiave nel quadro da venerdì a oggi e ovviamente si è scaricata del tutto la batteria! Io, sotto la pioggerella di primavera, ad ansimare come un cinghiale per mettere in moto il dannato scooter con il solo aiuto di un pedale (bisogna spingerlo almeno 45-50 volte prima di avviarlo, è chiaro)! Torno sotto la pioggia (non smette mai) e smonto la fottuta batteria per portarla a caricare domani… Bah! Intanto mi consolo con l’ennesima visione con volume a palla di Kill Bill Vol. 1 e con la notizia che un angelo caduto da un cielo color televisione mi ha recuperato tutte le foto di Londra dai dischetti estratti dal cadavere della Mavica… Presto ne vedrete delle belle! 😉
DOGVILLE, UNA ROBA BRECHTIANA
Siccome qui il tempo non accenna a migliorare – anzi oggi ha pure grandinato – mi è sembrata la giornata ideale per una bella visione privata di Dogville di Lars von Trier. Chi mi conosce sa che io detesto cordialmente von Trier eppure nello stesso tempo lo ammiro. Non sopporto alcuni suoi film troppo pretenziosi e/o gratuitamente provocatori (Gli idioti, L’elemento del crimine, Europa) e amo alla follia altri film che evidentemente toccano corde profonde della mia sensibilità (Le onde del destino, Kingdom I e II, Dancer in the Dark). Mi lasciano indifferenti le sue furberie cinematografiche, extracinematografiche e metacinematografiche (il Dogma, esperimenti tipo Le cinque variazioni, che non guarderò mai per non dargli questa soddisfazione). Eppure, mi sono detto, oggi è la giornata adatta per Dogville. Le polemiche si sono assopite, tutti l’hanno dimenticato e io me lo guardo. Devo dire che pensavo fosse più "provocatorio". Il set teatrale non mi smuove nulla, tutta roba molto brechtiana. Il montaggio convulso nemmeno (molto Godard, comunque). Il tema, ovviamente è "forte", come in tutti i suoi maledettissimi film a tesi. Nonostante tutto, però, lo conto nel numero dei suoi film più riusciti. Compatto, coerente, ricco di sfumature (i "cambiamenti di luce di Dogville"). Sgradevole? Un po’. Neanche tanto, considerato che la visione dell’umanità (e dell’America) che ha von Trier si sposa perfettamente con la mia. Homo homini lupus (hehehe… gli studi classici servono)! Feroce? Molto. Probabilmente quello che serviva. Certamente meno insostenibile di altri suoi film. Nel complesso affascinante.
