EO È UN FILM BELLISSIMO

EO (pronuncia iiii-oooh) di Jerzy Skolimowski è un film che avevo lì da un po’ ma ogni volta che ci pensavo poi dicevo “no vabbè, il film polacco semi muto con protagonista un asinello che vaga per l’Europa con l’occhio umido magari un’altra volta”.

Finché la volta è arrivata, e devo dire che sì, è un film polacco quasi muto e quasi totalmente dedito all’osservazione dell’asinello con l’occhio umido che – proprio come nell’esplicito modello Au Hazard Balthazar di Robert Bresson – ne patisce di ogni e torna sempre sulle sue quattro zampe senza mai perdere la sua innocenza.

Il senso direi che è abbastanza ovvio, quanto fanno schifo gli uomini e quanto sono puri gli animali e in particolare gli asinelli. EO (se poi questo è il suo nome) si esibisce in un circo all’inizio del film, in una sequenza tutta virata in rosso, colore che ritorna a tratti durante il film. 

Poi una manifestazione contro l’uso di animali nel circo chiude la questione e EO si perde e inizia un viaggio picaresco tra inaugurazioni di stalle modello, passeggiate sotto i portici di una cittadina, partite di calcio e cliniche veterinarie, camion di bestiame e parcheggi abbandonati, foreste e dighe, sempre con quel suo occhio trascendente e non giudicante che sopporta le peggiori angherie (gli ultrà lo bastonano quasi a morte, un camionista lo vuole vendere per farci il salame) e osserva muto il bello e il brutto (c’è anche un omicidio splatter) dell’umanità.

A un certo punto c’è anche un robot della Boston Dynamics, buttato lì senza apparente motivo, ma soprattutto ci sono sequenze misteriose e bellissime e alla fine c’è persino Isabelle Huppert che sbrocca con un prete ludopatico. Ma perché tutto ciò? Ma che cosa ne so! (Cit). Eppure EO è un film bellissimo e vi consiglio di vederlo, a meno che la mia recensione non vi abbia scoraggiato.

PUNX VS. ALIENS A CROYDON

How to Talk to Girls at Parties di John Cameron Mitchell fa parte del mio progetto di visione di tutti i film A24 (e anche di completismo di John Cameron Mitchell). 

In How to Talk to Girls at Parties (d’ora in poi HTTTGAP, che è un acronimo fighissimo) c’è: un soggetto originale di Neil Gaiman che racconta un’improbabile scontro punx vs. alieni nell’anno del signore 1977; Nicole Kidman nel ruolo di sacerdotessa del punk; Elle Fanning nel ruolo di una deliziosa aliena; Alex Sharp (oggi più famoso per Il Problema dei Tre Corpi) nel ruolo del punk di buon cuore che si innamora della citata aliena.

Far scontrare i mondi di Gaiman e di Mitchell sulla carta promette molto bene, poi la realizzazione è ovviamente un caos divertito e divertente. Gli alieni si dividono misteriosamente in sei fazioni ognuna con il suo colore e la sua specialità (gli alieni rossi acrobati, gli alieni blu ballerini, gli alieni arancioni fissati con l’esplorazione anale, ci siamo capiti). 

Un altro plus, il fatto di essere girato a Croydon: ultimamente sono in fissa con i film girati a Croydon. C’è un commovente twist finale ambientato 20 anni dopo gli eventi del film che lo rende retrospettivamente una grande storia d’amore.  Si trova in giro, è del 2017 (se no si trova a pagamento su Prime Video, ma il solo fatto che in italiano l’abbiano intitolato “La ragazza del punk innamorato” mi ha fatto cadere le palle e non le sto trovando più).

LA NOIA, LA TRISTEZZA, IL MARKETING: WISH

È arrivato Wish su Disney+ così anche io posso dire “ma che merda è questo 62° Classico Disney”? Una sorta di spot celebrativo per i 100 anni della casa madre, con riferimenti sparsi a tutta la filmografia precedente (nei titoli di coda li vediamo tutti) sotto forma di fiaba classica che però è fumosa, pigra, pasticciata, e dove le uniche cose belle sono gli elementi di contorno (animali e alberi parlanti, gruppo eterogeneo di amici, per fare due esempi) che non vengono sfruttati abbastanza per lasciare invece spazio al noiosissimo contrasto tra una delle eroine Disney più mosce di sempre e un cattivo assolutamente dimenticabile.

Già il concept di base è poco comprensibile: gli abitanti di questo immaginario paese mediterraneo dalle architetture alla Game of Thrones (quindi Dubrovnik, immagino) devono “cedere” i propri sogni al re che li protegge e li custodisce esaudendone solo uno all’anno (ma perché? Boh). La giovane Asha vuole riprendere i sogni della sua famiglia, ma il re che da buono diventa cattivissimo (o forse era già cattivo prima, ma insomma le motivazioni dei personaggi in questo film le hanno lasciate da parte) comincia a crashare i sogni di tutti per creare un bastone magico del potere assoluto. Poi c’è la ribellione, bla bla, e tutti vissero felici e contenti.

Le parti belle sono quelle con la stellina che arriva dal cielo in aiuto di Asha (perché? Esiste forse un consiglio stellare che vuole liberare i sogni? Boh) che è una creatura un po’ alla Studio Ghibli (e infatti funziona). La stellina dà voce agli animali come nella migliore tradizione Disney e la capra Valentino (doppiata in originale da Alan Tudyk, meraviglioso) diventa ben presto il personaggio migliore del film

Se in Disney la smettessero di coinvolgere Jennifer Lee, magari sarebbe venuto fuori un bel film corale di ribellione al sistema: gli amici di Asha sono interessanti, hanno il numero musicale migliore del film (e ci vuole poco, anche le canzoni cercano disperatamente di imitare lo stile Miranda senza riuscirci) e purtroppo sono poco sfruttati. Invece ci toccano il nonno e la mamma (inutilissimi) e gli interminabili dialoghi col re Magnifico (l’ho già detto che è il cattivo più insulso di sempre?)… e vabbè. 

Speriamo nel prossim… ah, no: all’orizzonte ci sono già Oceania 2, Zootropolis 2, Frozen 3 e Frozen 4. Ma una volta queste cose non erano direct to video? Che tristezza.