THE FIRST OMEN NON SI SCORDA MAI

Era necessario The First Omen? Boh, forse sì, per noi che non ne abbiamo mai abbastanza del piccolo anticristo. Il fatto è che qui si parla di quando Damien non era ancora nato, e della storia della sua nascita (ricordate? Partorito da una femmina di sciacallo e poi adottato da Gregory Peck e Lee Remick).

Ecco, il peccato originale di The First Omen è quello di aver concepito un prequel ben fatto (anche se la storia della suorina che arriva in Italia e finisce in un complotto demoniaco è un topos portato avanti mille volte meglio da Immaculate) ma non in linea con la lore originale. Infatti qui non è uno sciacallo ad essere la madre di Damien, anche se uno sciacallo demoniaco alla fine tra le fiamme si vede.

Comunque. L’atmosfera è malsana il giusto, ci sono le solite scene di suore che si immolano per la maggior gloria di Satana, c’è una ricostruzione molto interessante dell’Italia degli anni ’70 che per la media dei film hollywoodiani è inedita e c’è un plot twist abbastanza originale (gli araldi di Damien non sono in realtà satanisti ma preti e suore che vogliono la venuta dell’anticristo per spaventare i fedeli e farli tornare tra le braccia di santa madre chiesa).

Di gore ce n’è a sufficienza e Nell Tiger Free (che nome magnifico) interpreta con grinta la protagonista suor Margaret. Peccato che alla fine ci sia una scena che lascerebbe intendere uno sviluppo della storia di suor Margaret in un ipotetico sequel. Cioè, un sequel del prequel che comunque un sequel ce l’ha già e sarebbe un film del 1974.

ARGYLLE: NE AVEVAMO BISOGNO?

Periodo di action movie, questo. Ma dove David Leitch vince (The Fall Guy), Matthew Vaughn invece annoia un po’. Argylle è una spy story action che vorrebbe essere molto divertente e molto meta ma spreca quasi tutte le sue cartucce diluendo la sua cervellotica trama in due ore e venti di durata e affidando tutte le parti secondarie (ma fondamentali per l’economia del film) a dei cani maledetti, o meglio attori cui probabilmente è stato consigliato di recitare in modo svogliato e sopra le righe, per la questione “meta” di cui sopra.

Comunque, insomma, c’è Bryce Dallas Howard famosissima scrittrice di romanzi di spionaggio incentrati sulla figura della super spia Argylle (Henry Cavill) che si muove in un mondo alla 007 ma più prevedibile e cringe. Solo che viene fuori che tutto quello che la nostra eroina scrive, succede veramente nella realtà, dove la super spia è in realtà un luridissimo Sam Rockwell incaricato di prendere in carico l’incredula scrittrice e portare a termine una vera missione.

Data la lungaggine del film e l’inconsistenza delle parti comiche è abbastanza impossibile non addormentarsi a tratti. A un certo punto arriva anche Samuel L. Jackson e allora ti risvegli, ma solo per capire che gli hanno affidato una delle parti più idiote della sua carriera. Mah.

THE FALL GUY: MAZZATE DECOSTRUITE

Da quando David Leitch ha fatto rinascere l’action occidentale, non c’è niente come un bel film “ispirato a David Leitch” per spegnere un po’ il cervello e vedere qualche mazzata ben coreografata. Se poi il film in questione è effettivamente girato da David Leitch e per di più annovera tra i protagonisti Ryan Gosling e Emily Blunt, beh… shut up and take my money, come dice il meme. 

The Fall Guy, cioè letteralmente il “cascatore” è lui, Ryan Gosling, segretamente innamorato della sua regista Emily Blunt, che a causa di un incidente peraltro causato dall’attore di cui lui è la controfigura finisce in un luogo buio della sua carriera. La produttrice (una irriconoscibile Hannah Waddingham) lo richiama per una missione segreta, ritrovare l’attrice del film che stanno producendo, che è scomparsa.

Seguono mazzate. Stupisce il trattamento e il tono del film, che è spesso gestito come una commedia romantica con mazzate (anzi, siamo dalle parti della screwball comedy) piuttosto che come un film di mazzate con un interesse romantico da conquistare. 

Ryan Gosling, non so se gli è rimasto appiccicato addosso un po’ di Ken, ma è diventato il prototipo del nuovo maschio in contatto con le sue emozioni e capace di decostruirsi al telefono con l’amata mentre fa esplodere qualche barca nel porto di Sydney. Dai, tutto sommato due ore ben spese.