la scienza intorno a noi

» Come funzionano i bastoncini luminescenti?

Chi ha più di 25 anni si ricorderà di un’inquetante pubblicità dove un tizio, piegando un bastoncino, riusciva a renderlo luminoso e – immergendolo in un acquario – esclamava con finto accento oxoniense “Illumìna i pesciolini!”… Da allora l’industria dell’illuminazione non è più stata la stessa. Non c’è Halloween, non c’è rave party dove non si notino i cosiddetti light stick, o dove non si possano acquistare collanine fosforescenti di vario genere. La parola chiave, in questo caso non è luce, ma luminescenza. Mentre nella “normale” produzione di luce gli atomi, eccitati dal calore emettono i fotoni, nella luminescenza ciò è provocato da una reazione chimica. In genere in questi bastoncini c’è una fiala nascosta con un composto chimico che fa reazione con il composto disperso nella tinta fluorescente al di fuori. Piegando il bastoncino si spezza la fiala, e voilà! Va detto che queste luci sono ottime in situazioni di emergenza, e che riscaldando vieppiù il bastoncino la luminescenza diventa sempre più potente… Enjoy!

» Perché a volte i gatti fanno la loro cacchina santa fuori dalla lettiera?

Chiunque (come me) ama i gatti, sa bene che sono animali ossessionati dalla pulizia. Eppure può capitare che le morbide bestiole inizino inopinatamente a cagare come dei piccoli leoncini in giro per casa. Come gestire la spiacevole situazione? Innanzitutto va capito il perché lo fanno. È opinione comune pensare che lo facciano per ripicca o per vendetta. Questo non è giusto. È una proiezione di quello che faremmo noi umani (chi non ha mai desiderato cagare sulla scrivania del proprio dirigente?)… Il gatto, se lo fa, è perché ha un problema con la sua cassettina e la sua sabbietta. Ad esempio, improvvisamente decide che non gli piace più la sua lettiera perché la ha associata ad un cattivo odore, ad uno spavento di qualche genere, o magari non gli piace il luogo dove è sistemata e inizia a liberarsi sul pavimento (o peggio, sul letto o sul mucchio della roba stirata). Soluzioni: intanto pulire dove sporca (vi tocca) e magari impregnare la zona con aceto o altri odori pungenti che lo dissuadano dal rifarlo. Assolutamente inutile spalmare la faccia del gatto nella sua stessa merda. Si ottiene soltanto l’odio del felino. Indagare poi sulla lettiera. Era sporca? Era in qualche modo inquietante, perturbante per il gatto? Tentare con un’altra lettiera, o con un’altra posizione, o cambiando sabbietta. Si va per tentativi, sperando che la pianti di cagare ovunque. Se proprio non dovesse funzionare, esistono degli esperti di comportamento felino (volgarmente detti psicologi dei gatti). Con una ventina di euro vi togliete il dente…

» Come funziona il Luminol?

Quando guardi CSI o qualsiasi altro serial di questo tipo, i protagonisti usano un sacco di aggeggi astrusi come ingranditori digitali di immagini che non creano nessun effetto “quadratoni di pixel” o software audio che riescono ad isolare un bisbiglio dai rumori di una stanza affollata. Molte di queste apparecchiature sono invenzioni degli sceneggiatori. Non così il Luminol, lo spray favorito dagli appassionati di crime stories. Ma come funziona? Diciamo innanzitutto che se uccidete qualcuno, spesso la vittima tende a sanguinare. E anche se pulite bene, tracce di sangue invisibili a occhio nudo restano per anni e anni. Il Luminol, spruzzato su queste tracce invisibili, origina una reazione chimica con le molecole di emoglobina (in realtà è il ferro contenuto nell’emoglobina a fare da catalizzatore per la reazione). Le molecole che reagiscono con il Luminol acquisiscono maggiore energia, e la rilasciano sotto forma di fotoni. Il fenomeno è noto come chemioluminescenza. Non resta che imparare come produrre del Luminol in casa propria. Niente di più facile! Il Luminol è essenzialmente CaH7O3N3, una polvere composta di nitrogeno, idrogeno, ossigeno e carbonio. Basta aggiungere perossido di idrogeno (H2O2) e un idrossido (OH-) e versare il liquido così miscelato in una bottiglietta spray. Buon divertimento!

» Da dove vengono i tarocchi?

Domanda quanto mai appropriata e alla quale è difficilissimo rispondere. Spesso l’origine dei tarocchi viene fatta risalire all’antico egitto (tar-rog, la via del re o ta-urt, la grande madre). Ma non ci sono prove di questa origine (anche se sarebbe affascinante, dato il peso che la cultura egizia ha nell’esoterismo moderno). i “naibbi” dei saraceni (altra origine accreditata) non presentavano però nessuna traccia dei cosiddetti arcani maggiori. C’è chi pensa che vengano addirittura dalle banconote cinesi (usate anche per giocare) o che abbiano una qualche corrispondenza con l’alfabeto ebraico e quindi con la qabbalah (la Golden Dawn, ad esempio). In realtà dobbiamo rassegnarci: l’origine dei tarocchi è italianissima! Le carte più antiche a noi pervenute, sotto forma di due mazzi (uno da 22 e l’altro da 56 carte in quattro semi) risalgono alle corti milanesi del rinascimento, e in particolare alla famiglia Visconti. Da allora ad oggi, li abbiamo caricati di significati esoterici, divinatori ed archetipici (Jung). In origine, in realtà, il loro uso era prettamente ludico o, al massimo, didattico. Deviante, eh?

» Ma è poi proprio vero che il sapone pulisce?

Ebbene, sì. E naturalmente, c’è un preciso motivo scientifico per questo. Un tempo ci si lavava con ceneri impastoiate o con urina putrefatta (!!!). Poi con oli e unguenti. Poi i fenici sono arrivati con questa bizzarra idea del sapone (grassi, calce e papocchio di cenere). Oggi abbiamo migliaia di tipi di sapone (anche se il mio preferito resta quello di Marsiglia). Ciò che li accomuna è il fatto di essere costituiti da acidi grassi le cui molecole contengono legami polari (alcuni atomi hanno tendenza a rilasciare elettroni, altri a catturarli). Quando ci si lava col sapone, perciò, gli atomi si orientano con un polo verso le molecole di acqua e l’altro polo verso le molecole di sporco impossibile. Lo sporco viene inglobato da una struttura formata da più molecole di sapone (detta micella) e viene così dissolto, e al risciacquo non c’è più! Figoso, no?

» Perché siamo sfigati?

La risposta a questa incredibile domanda-chiave nella vita di tutti potrebbe essere mistica, filosofica, chiamare in causa il destino, il malocchio, etc. In realtà, a quanto pare, siamo sfigati perché vogliamo essere sfigati. Così almeno ci dicono gli psicologi comportamentali. È il classico caso della profezia che si autoadempie: se pensiamo che una cosa potrebbe andare male, andrà sicuramente male. È una risposta che dà fiducia, perché sottintende il concetto che siamo noi a fare il nostro destino. Belle parole, appunto, poi tutto sta a costruirsi gli strumenti più adeguati a cambiare la realtà intorno a noi…

» Perché il rumore delle unghie che graffiano una lavagna è così fastidioso?

Ci sono molti rumori fastidiosi al mondo: le sirende delle ambulanze, i lavandini che perdono, le mogli che parlano. Ma niente sembra essere più fastidioso delle unghie che graffiano una lavagna. Un suono stridente, paragonabile ai rebbi di una forchetta che graffiano un piatto in ceramica, a due superfici di polistirolo che strusciano l’una contro l’altra, al trapano del dentista che fa pressione contro lo smalto dei denti. Secondo alcuni studi sulla percezione psicofisica, tutti questi suoni hanno qualcosa in comune con il grido di pericolo dei macachi. La teoria è che i nostri progenitori scimmieschi usassero questo tipo di suoni per avvertire della presenza di un predatore pericoloso, e che noi reagiamo ancora molto bene allo stimolo…

» In cosa consiste la sensazione di déja-vu?

Il déjà-vu (già visto, letteralmente), è una sensazione che molti provano in determinate situazioni. Io, per esempio, la provo spesso. Si tratta di quell’inquietante certezza interiore di essere già stati in un determinato posto, di avere già detto determinate cose o conosciuto determinate persone. Una sensazione che può essere scatenata da un volto, da una frase, da un odore o da un suono. Molti pensano che sia un ricordo di vite precedenti o di esperienze in dimensioni parallele. Per i Wachowski è un’anomalia nel sistema di Matrix. Secondo le mie ricerche scientifiche, l’unica cosa certa è che si tratta di una sensazione legata al lobo temporale del cervello e strettamente connessa all’epilessia (ti pareva). Gli analisti sostengono che in ogni caso può essere un desiderio inconscio di aver già vissuto una situazione. I neurologi, che si tratta di un errore di valutazione temporale del cervello stressato. Risposte certe, nessuna. E io continuo a rivivere le stesse cose, periodicamente.

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