Alcuni giorni fa ho acquistato L’ombra delle torri, la particolarissima graphic novel di Art Spiegelman. Quando Spiegelman fece Maus, per me fu una sorta di illuminazione. Il fumetto poteva anche avere un respiro adulto e drammatico. Il lavoro sulla risonanza interiore dell’11 settembre che Spiegelman ha fatto adesso, dopo dieci anni di silenzio come fumettista, è veramente intenso e sperimentale. Il libro già di per sé è un oggetto fuori misura e fuori norma. le pagine sono tutte cartonate e lucide e si leggono in senso verticale, a mo’ di poster. La costruzione delle tavole è delirante e l’occhio vaga da un disegno all’altro, da una vignetta all’altra. A volte infastidisce, a volte illumina. Rimane in testa la vignetta di Spiegelman-topo-ebreo circondato da Bush e Osama Bin Laden con le pistole spianate: l’autore è terrorizzato da entrambi, come molti americani. Per ritrovare l’american dream ormai definitivamente scomparso, Spiegelman si rifugia infine nelle origini del fumetto, citando Yellow Kid, i Katzenjammer Kids e Little Nemo in Slumberland.