MAKE IT A BLOCKBUSTER FIGHT

Ormai siamo al lato pratico. Blockbuster sta chiudendo – questione di settimane – e al momento sta svendendo tutto il catalogo con sconti fallimentari. Un’interessante opportunità di acquisto, legata purtroppo ad una contingenza negativa. Non pretendo di fare analisi di mercato, perché non saprei da che parte cominciare. Certo è che Blockbuster (almeno il mio Blockbuster, quello di Corso Dante a Torino) è stato protagonista di quasi un migliaio di serate negli ultimi 12 anni.

Nel mio Blockbuster c’è sempre stata gente simpatica, disponibile e guarda un po’, anche competente (o quantomeno appassionata). Oggi ci sono persone giustamente scazzate, che tirano a campare all’ultimo saldo. Mi dicono che la catena è stata comprata da un’azienda che si occupa di parafarmacia. Immagino che qualcuno dei dipendenti, se lo vorrà, potrà “riconvertirsi al cerotto”. Immagino che possa essere deludente, ma che comunque “il lavoro è lavoro”. Leggo da qualche parte che c’è una buonuscita, che anche i dipendenti stessi almeno oggi hanno una certezza, che erano stanchi di vivere nel dubbio.

Ciò non toglie che Blockbuster chiude. Non è che voglio mitizzare una multinazionale: quando è nato Blockbuster ha ucciso le videoteche di quartiere, e anche oggi chi ci guadagnerà saranno i “bancomat del videonoleggio”. Eppure secondo me Blockbuster lascia un buco, e mi fa un po’ rabbia. Perché io non credo che il fallimento sia dovuto al fatto che la gente “si scarica i film”. Anche io scarico dei film, ma altrettanto spesso li compro (quasi sempre da Blockbuster) e comunque ho noleggiato titoli almeno due volte al mese. Ho sempre piuttosto pensato che la politica di Blockbuster avesse qualche difetto, per esempio nel costo dei noleggi (più alto di una serata del mercoledì al cinema), nella prevalenza di titoli spacca-botteghino (ma del resto cosa ti devi aspettare da una catena che si chiama così), nella non sperimentazione di forme di noleggio on line alla Netflix, per dire.

Io sarei disposto a pagare qualche euro per noleggiare on line un titolo in uscita, ma stranamente Blockbuster non ha mai esplorato questa possibilità. Voi mi direte guardati Sky, prova le offerte di Fastweb, Alice, etc. Non è la stessa cosa. Non hanno il catalogo di Blockbuster. E soprattutto, è un problema di finestre temporali. Il discorso sulle finestre è complesso: per me sono inutili, potenzialmente dannose e favoriscono la pirateria. Ormai il cinema in sala non è più l’esperienza di elezione, e forse gli sforzi promozionali dei distributori avrebbero risultati migliori se il film uscisse in quasi-contemporanea tra sala e home video (tanto coi tempi che corrono il 95% dei film sta in sala giusto una settimana o due).

Il web italiano offre poche soluzioni: alcune piattaforme editoriali hanno organizzato un noleggio on line di titoli, ma il problema sta sempre nel catalogo. Qualcuno propone streaming legale gratis, di film che però hanno interesse vicino allo zero (però Film-Review ha La casa del diavolo di Rob Zombie). C’è chi fa il multicast di film che non sono arrivati al traguardo della distribuzione in sala (e un motivo, mi dico spesso, ci sarà se non sono arrivati a questo traguardo). C’è chi ha un catalogo un po’ più ragguardevole, ma di film visti e stravisti (booooring). Adesso c’è Own Air che propone chicche effettivamente geniali come Kaboom di Gregg Araki o Enter The Void di Gaspar Noè (a un costo non proprio politico) e si propone con un catalogo di film d’autore che ha più di una carta in regola.

Però… Restano sempre fuori i blockbuster. Chi mi farà noleggiare quei bei film fracassoni alla Fast and Furious? Io non sono solo un cinefilo erudito, sono anche un tamarro che ama Nicholas “Inespressivo” Cage e le sue tamarrate. E Blockbuster era il mio piccolo paese della tamarriade. Mi si risponderà che quei film sono fatti apposta per essere visti in sala. Obietterò che forse (forse) preferisco spendere soldi in sala per vedere film d’autore e blockbuster che meritano. Voglio dire: vado al cinema per Shame o Hugo Cabret e casomai mi vedo direttamente in DVD o Blu Ray John Carter of Mars.

In ogni caso, se volete parlarne mi trovate lì, alle macchinette distributrici di DVD, quelle tristi con accanto i Mars e i Twix sottovetro. Poggerò la fronte sul monitor touch e glielo dirò.
Gli dirò: cazzo, se non volete passare il vostro catalogo on line almeno spedite il dischetto a casa.
Almeno d’inverno. Fa freddo nelle vostre macchinette. Troppo freddo.

LA VERTIGINE DELLA LISTA

Stamattina mi alzo e penso che: a) è il mio ultimo giorno prima di un po’ di meritate ferie; b) siamo al volgere dell’anno solare e per gli ossessivo compulsivi è tempo di liste, liste, liste!

Avevo una mezza idea di ficcarci dentro anche una personale lista di highs and lows del 2011, con una sorta di bilancio e tutto. Poi ho pensato no way!, sto scrivendo questo post mentre cammino sotto i portici e dentro la metro e mi sembra che mi sto facendo già abbastanza una figura da piciu così.

E poi in fondo lo sanno già tutti che il mio 2011 è stato una merda (casa nuova in sé e per sé esclusa). Quindi state pronti, che arriva la lista. Nuda, cruda e senza link, che stavolta non c’ho tempo. Cercateveli voi.

FILM
Drive / Le Havre / Super 8 / Habemus Papam / Fast & Furious 5 / Le idi di marzo / Rango / Source Code / Carnage / Le avventure di Tin Tin

Siccome sono un precisino, vi metto anche i cinque migliori film che mi son perso per ignavia o distrazione:
Attack the Block / This must be the place / A dangerous method / The artist / Tomboy

LIBRI
Bone (vol. unico) / La cavalcata dei morti / Il posto dei maiali / Scott Pilgrim (6 voll.) / La strada / Generazione A / Espiazione / Povera Piccina / Intorno al mondo con zia Mame / Il cimitero di Praga

Letti nel 2011, eh. Poi magari capita che voi li avete già letti da anni

ALBUM
Likke Li – Wounded Rhymes / Anna Calvi – Anna Calvi / Dead Skeletons – Dead Magick / Beastie Boys – Hot Sauce Committee Part II / Metronomy – The English Riviera / Beirut – The Rip Tide / Bon Iver – Bon Iver / PJ Harvey – Let England Shake / Kanye West & Jay Z – Watch the Throne / The Black Keys – El Camino

Questi dovrebbero essere tutti 2011, e tutti come sempre molto eterogenei… enjoy!

SERIE TV
Game of Thrones / Wilfred / American Horror Story / 2 Broke Girls / The Fades

Ovviamente si tratta solo dei debutti 2011, poi le serie in corso son le solite dai, non me le fate ridire ogni volta.

APPS
Miso / Whatsapp / Pixlromatic / Halftone / Soundcloud / Italiansubs / Flipboard / Imdb Trivia / Wunderlist / Groupon

“Ma perché cazzo stai sempre attaccato a quel cazzo di iPhone, io prima te lo brucio e poi te lo butto nel cesso“.

(Che poi il quoting adesso non vale più, dato che la Titti ha la scimmia smartphone più di me).

E buon anno, eh.

A SIMPLE MAN WITH SIMPLE NEEDS

C’è una quantità finita di energia che un uomo può spendere nella vita.
E credetemi, c’è un limite oltre il quale un cervello umano non può più, materialmente, immagazzinare informazioni.
OK, forse con la droga può. Dovrei provare. Comunque.

Ogni giorno mi dico ehi, sarebbe bello scrivere qualcosa. Perché no? In effetti mi prudono le dita. Poi arriva quell’immagine combinata, tipo “battery low” e “no disk space available” insieme, proprio lì nello spazio tra il retro degli occhi e il davanti del cervello. A proposito, sapevate che proprio in quello spazio ideale si pone il filtro cognitivo che determina se ciò che stiamo vedendo è irrilevante o meno? Ecco, forse io avrei bisogno di un paio di filtri di ricambio, perché – cazzo – a me sembra tutto irrilevante.

In ogni caso è così, come da titolo. Sono un uomo semplice, con dei bisogni semplici. Da mangiare, da bere, da fumare, un po’ di compagnia, qualche storia da leggere, ascoltare o vedere. Roba del genere.
Potrebbe essere più complicato di così, ma non ora. È stato un anno difficile, bambini, e questo splendido quarantenne ha bisogno di riposo. Di se-re-ni-tà. Cosa che, ora come ora, non ho ancora trovato. Perché il cumulo di esperienze che mi si rovesciano addosso mi sembra troppo incalzante per riuscire a spalarlo via in tempo per avere strada libera. Io mi sento così, uno spalatore. Che si trova in questo frangente a contemplare un enorme camion di quelli col cassone reclinabile che buttano sabbia, che avranno anche un nome specifico ma adesso non ho voglia di andare su Wikipedia a vedere qual è.

Perciò, capitemi. Quando ho un po’ di tempo libero dormo (anche da in piedi o da seduto), leggiucchio fumetti o romanzi poco impegnativi, compulso l’iPhone in cerca di applicazioni gratuite sufficientemente idiote da farmi sentire bene, guardo serie tv americane perché così imparo tante parolacce nuove. Anche quelle britanniche, che con Misfits per dire si imparano almeno 17 modi diversi di dire “figa” in inglese.

Seriamente, mi sembra di aver già scritto questo post altre cinque o sei volte nel corso degli ultimi tre anni, perciò lasciate che vi racconti qualcosa di me. Recentemente ho deciso di affidare ad un’agenzia la vendita della vecchia casa di mia nonna. Speravo di velocizzare. È venuto fuori che per vendere devo necessariamente fare cinque nuovi documenti per un costo totale di circa tremila euro. Curiosamente questo dettaglio emerge nel momento in cui ho appena speso i miei ultimi mille euro per dotare la casa nuova di tende. Lo so, le tende non servono a un cazzo, ma le donne… le donne vivono per avere le tende e – statene certi – le donne non vanno mai deluse perché non puoi mai sapere dove vanno a parare una volta che le hai deluse. Per dire, state visualizzando il camion della sabbia?

La casa nuova è soddisfacente, mi sembra ben organizzata. Il lavoro non è un gran che soddisfacente e soprattutto mi sembra pessimamente organizzato. Ma tant’è. In quel caso possiamo sostituire il letame alla sabbia nella metafora visiva che sto cercando di indurre nello spazio tra i vostri occhi e il vostro lobo frontale. Basta dire che da un giorno all’altro non ricordo di aver fatto delle cose, magari anche in collaborazione con dei colleghi. Che il giorno dopo mi dicono sai, quelle slide che mi hai passato ieri, sono servite, abbiamo preso una decisione cruciale sulla base del tuo studio. E a me viene la faccia da what the fuck?! mentre comincio a pensare di soffrire di Alzheimer precoce. Non è bello per niente.

Ho ripreso a scrivere per film-review.it, se volete darci un’occhiata. Ma c’è la crisi, e pagano 2,5 euro ad articolo. No, seriamente. OK, forse dovrei dirvi che si tratta di news brevissime e che io 800-1000 battute me le smazzo easy peasy in tre minuti al massimo. Però dai… Anche questo è un segno dei tempi, no? Per la cronaca, scrivo anche pezzi da 10 euro. Ma quelli bisogna guadagnarseli (i pezzi, dico, non tanto i diecini). In tutto ciò, dentro di me sta fortemente premendo un romanzo semiautobiografico. Sarebbe un modo per buttare fuori, liberare un po’ di spazio. A modo mio, seduto davanti a un monitor con riserva infinita di bevande al tamarindo e popcorn con una spruzzata di peperoncino sopra (poi non devo meravigliarmi di quante volte vado in bagno, lo so).

Però la batteria è ancora troppo scarica.
Perciò mi attesto sul livello simple. Per ora ridimensiono tutto.
Ma mentre navigate oziosamente da una pagina di Repubblica.it all’ultimo video di canguri che si masturbano su YouTube, tenete alta la vostra attenzione.
Perché io sono lì, accucciato nell’ombra, e vi salterò alla gola quando meno ve lo aspettate.
Ta ta for now.