L’ANTIEROE GEEK

L'antieroe geekLeggermente sociopatici, aspetto e atteggiamento a prima vista inquietanti: fondamentalmente bambini in corpi di adulti, affetti da probabile sindrome di Asperger o qualcosa di simile (in un caso esplicitamente dichiarata, nell’altro più glissata). Sono gli antieroi geek dell’ultimo decennio, protagonisti di due sitcom corali con seguito di culto: Community e The Big Bang Theory.

Anche se Sheldon Cooper (Jim Parsons) e Abed Nadir (Danny Pudi) non sono le “star” delle rispettive serie, rubano la scena, mandano avanti i meccanismi narrativi in modo imprevedibile, sono una fucina di improbabili catchphrases che vanno da “Cool. Cool, cool, cool” a “That’s my spot”, da “Troy and Abed in the mooorning” a “Knock(3) Penny, Knock(3) Penny, Knock(3) Penny” e “Bazinga!” (chi non ci sta capendo una mazza non è abbastanza geek o insiste malauguratamente a vedere queste serie doppiate).

Community e The Big Bang Theory sono due facce della nuova comedy televisiva made in USA, che al momento viaggia su una decina di registri differenti e cerca mezzi per rinnovarsi senza necessariamente rompere il giocattolo che funziona. La serie di Chuck Lorre è in un certo senso più tradizionale, rispetta i canoni della sitcom (risate registrate e tutto), inserisce la tematica geek nella storia: le interminabili partite a MMORPG, i viaggi al ComicCon, la fissazione per Star Wars / Trek / Firefly / Babylon 5 (e la citazione esplicita di questi miti fondanti dell’universo geek), il lavoro stesso dei protagonisti, fisici, ingegneri, biologi, etc.

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NYMPH()MANIAC

()Ci sono quei rari momenti in cui riesci a vedere un film in sala, e allora tocca fare una scelta: Grand Budapest Hotel o Nymph()maniac Vol. 1? Ami moltissimo, per motivi diversi, i due pazzi pazzi registi dietro ai due film, ma siccome GBH lo vuol vedere anche il tuo amichetto n. 2 che stasera non può uscire, allora Von Trier sia. E Von Trier (stavolta) non delude. Entriamo in sala, io e il mio amichetto n. 1, forti di una pizza e una birra, convinti che nella migliore delle ipotesi ci addormenteremo dopo 10 minuti (stile Melancholia) o che – nella peggiore delle ipotesi – ci sarebbe rimasta la cena sullo stomaco per l’eternità (stile Antichrist). Invece Nymph()maniac è tutt’altra cosa.

Sgombro subito il campo dal discorso porno, sex doubles, vulve in primo piano, cunnilingus e fellatio molto ravvicinati, fluidi corporali di vario genere, foto di peni circoncisi e non insistite e ripetute, bla bla bla. Direi quasi che il sesso esplicito è un gimmick, un trucco di scena, funzionale al racconto. Certo, su due ore di film scopano per almeno un’ora e mezza, ma non è quello il punto. Il pubblico in sala si lascia andare ad un risolino la prima volta che viene detta la parola “fica”, poi resta ammutolito per il resto del film.

E, va detto, Lars sa sempre come ammutolirti. Il film inizia con due o tre minuti di schermo nero con rumori d’ambiente. Ci siamo, penso io. L’effetto Melancholia è dietro l’angolo. Poi finalmente si vedono altri due o tre minuti di immagini ravvicinate di muri, lamiere, tombini colpiti dalla pioggia. Poi, dopo un bel po’, una mano insanguinata. Di colpo parte fortissimo un pezzo dei Rammstein. La mia attenzione a quel punto è massima: vuoi vedere che Von Trier ha ritirato fuori quel gusto per il pastiche che si era perso per strada dai tempi di The Kingdom?

E sì, poi c’è l’anziano ebreo che raccoglie dalla strada la protagonista malconcia, se la porta in casa e la ascolta raccontare la sua vita a episodi (o meglio a capitoli). Il trucco narrativo più vecchio del mondo, la storia a cornice. Ma funziona, e funziona soprattutto la strana alchimia tra i due personaggi – il cui rapporto, c’è da scommetterlo, si evolverà in qualcosa di perverso e malatissimo nel Vol. 2, conoscendo Von Trier. La ninfomane del titolo, quindi, passa a provocare la sua ultima “preda” con il sesso raccontato invece che fatto, prendendola alla lontana, da quando aveva due anni.

Nymph()maniac è cinema vero, bello, di invenzione visiva, di messa in scena mai banale, con animazioni alla Muybridge, fotografie, split screen (assolutamente geniale la scena dei tre amanti diversi come le tre voci di un canone per organo di Bach), di contaminazione tra l’alto e il basso sicuramente più evidente nella versione più lunga, più porca e più porno, ma noi ci accontentiamo e va benissimo così. Tra un capitolo e l’altro della vita di Jo, i due protagonisti portano avanti un dialogo intrigante, lei parlando di sesso, lui ricamando sulla lussuria di lei variazioni sul tema delle sue personali passioni: la pesca, la musica polifonica, e quant’altro.

Verso il finale, una delle battute più programmatiche di Von Trier (cito a memoria): “Se lei vuole dare un senso al mio racconto, è più opportuno che mi creda o che non mi creda”? E poi, nel suo ennesimo amplesso, qualcosa si rompe e la ninfomane “non sente più niente”. Ripartono i Rammstein a palla, con anticipazioni dal Vol. 2 e frasi imprescindibili nei titoli di coda del tipo “Nessun attore coinvolto nel film ha veramente effettuato del sesso penetrativo, sono stati usati attori porno come controfigure” (grazie, eh).

Insomma: per me un film veramente ironico, come il danese non ne faceva più da anni. Al tempo stesso, come ci siamo detti uscendo dalla sala, un film da vedere con il giubbottino ripiegato in grembo.
Perché poi, cerebrale finché vuoi, ma due ore di su e giù quasi continuativo fanno comunque un certo effetto…

ANNUS MIRABILIS

Annus MirabilisEccoci giunti al penultimo giorno dell’anno e quindi al consueto appuntamento pop-trash-sbarazzino delle top ten di questo 2013, che per me ovviamente è stato dominato da affari ben più grossi e ingombranti dei soliti film da vedere, dischi da ascoltare, libri da leggere.
E tuttavia, c’è stato comunque un certo traffico culturale in casa, anche se da settembre in avanti è stato forzatamente ridotto. Via dunque con le top ten e – nel caso vi chiedeste perché l’immagine del post è un primissimo piano del delizioso nematode Halicephalobus Mephisto – è soltanto perché lui pure è parte di una top ten.

Quella delle specie più bizzarre scoperte nel 2013.
Il che apre uno scenario inquietante su quante specie nuove vengono scoperte ogni anno.
Ma andiamo con i film dell’anno.

TOP 10 FILM
Django Unchained (Quentin Tarantino) – Solito, immenso Tarantino non sbaglia un colpo e ridisegna il western.
La vita di Adèle (Abdellatif Kechihe) – I corpi, la vita, l’eros. Sequenze lunghissime, cinema di osservazione.
La grande bellezza (Paolo Sorrentino) – Bello da stare male, forse non il miglior Sorrentino ma quasi.
Spring Breakers (Harmony Korine) – Tra videoarte e cinema trash, storie acide intorno al vuoto generazionale.
Pacific Rim (Guillermo Del Toro) – Il film di robottoni che si menano che tutti attendevamo con trepidazione (e non è l’idiozia che pensate).
Le streghe di Salem (Rob Zombie) – Pesante, soffocante e ipnotico come un horror dovrebbe sempre essere: visioni alla Ken Russell e death metal.
Holy Motors (Léos Carax) – Oggetto non identificato e perturbante, puro cinema per gli occhi e per le orecchie, non per tutti i gusti.
Fast & Furious 6 (Justin Lin) – Il guilty pleasure più amato, non bello come il 5 ma comunque un film che sposta i confini dell’action.
Blancanieves (Pablo Verger) – Come The Artist ma spagnolo, e perciò truce, con toreri e poco incline al lieto fine.
Come un tuono (Derek Cianfrance) – Lento spiraleggiare nel melodramma classico reinterpretato sul corpo di Ryan Gosling.

Aggiungiamo poi la top 10 dei migliori film che mi sono perso e mi mangio le mani, ma recupererò (Gravity / Her / La desolazione di Smaug / Frances Ha / Philomena / La mafia uccide solo d’estate / I sogni segreti di Walter Mitty / Kick Ass 2 / Stoker / Star Trek Into Darkness) e la top 5 dei film più inaspettatamente scrausi dell’anno (Una notte da leoni 3 / World War Z / Anna Karenina / Lincoln / Gli amanti passeggeri).

TOP 10 SERIE TV
Homeland 3 – Spettacolare e tesa chiusura della parabola di Brody, una stagione strana ma meritevole.
Black Mirror 1 e 2 – Rivelazione a scoppio ritardato, nerissimo humor inglese e fantascienza distopica.
Les revenants 1 – Inquietante e ipnotica serie francese con i morti che tornano senza far danni… forse.
Shameless 3 – Lieve deriva verso il thriller, ma sempre in palla con le storie acidissime dei Gallagher, la famiglia più cazzuta della TV.
Sherlock 2 – Geniale, enigmatico, turbinoso: adesso vogliamo sapere come ha fatto Sherlock a sopravvivere.
The Walking Dead 3 – Arriva il Governatore e sono cazzi per tutti. Finora, la migliore stagione e anche la più splatter.
Game of Thrones 3 – Più per affetto che altro, dato che la stagione non è stata splendida. Ma le nozze di sangue valgono da sole tutti gli episodi.
Downton Abbey 4 – Ogni anno pensi che vada in stanca e invece i nobili Grantham e i loro servitori ci fottono sempre: troppo appassionante!
Dexter 8 – Non si poteva mancare alla chiusura di una serie epocale, anche se il meglio è passato dopo la quinta stagione. Dexter con la barba.
New Girl 2 – Tra le comedy recenti, una delle più simpatiche e meglio costruite. Zooey Deschanel adorabile.

Qui il fuoriclasse assoluto è Breaking Bad 5, ma siccome sto recuperando tutta la serie in un colpo solo sta fuori dalla top ten con menzione speciale.
E poi ci sono le cinque serie che non ho visto e sono sicuro siano bellissime: The Newsroom / Copper / Don’t trust the bitch in apartment 23 / Arrow / The River
Le cinque più scrause, improbabili o noiose dell’anno: Under The Dome / The Following / Agents of S.H.I.E.L.D. / Revolution / 666 Park Avenue

TOP 10 ALBUM
Yeezus (Kanye West)
Bloom (Beach House)
Silence Yourself (The Savages)
Random Access Memories (Daft Punk)
Modern Vampires of the City (Vampire Weekend)
Reflektor (Arcade Fire)
The Electric Lady (Janelle Monaé)
Trouble Will Find Me (The Nationals)
Marshall Mathers LP 2 (Eminem)
m b v (My Bloody Valentine)

Questi sono gli album un po’ seri che mi son sentito in cuffia quest’anno, poi mettiamoci pure almeno tre album classificabili come “vergognosi” ma spettacolari: The 20/20 Experience (Justin Timberlake) / ARTPOP (Lady Gaga) / Blurred Lines (Robin Thicke).
Per quanto riguarda i dischi italiani, per me il podio del 2013 va a: Mea Culpa (Clementino) / Fantasma (Baustelle) / Nuvola numero nove (Samuele Bersani).

TOP 10 LIBRI
Momenti di trascurabile felicità (Francesco Piccolo)
Storia di un corpo (Daniel Pennac)
Cronache di Gerusalemme (Guy Delisle)
La ragazza con i capelli strani (David Foster Wallace)
Anya e il suo fantasma (Vera Brosgol)
Le belve (Don Winslow)
Metagenealogia (Alejandro Jodorowsky)
Alla deriva (Bryan Lee O’Malley)
A volte ritorno (John Niven)
Lavoro dunque scrivo (Luisa Carrada)

Qui come sempre non si tratta mai di libri usciti nell’anno in corso perché sulle letture io recupero con ritardi di anni luce, quindi sono i dieci migliori libri che ho letto io durante l’anno.
Poi ci sono i libri che vorrei ancora leggere e non ce la farò prima della fine dell’anno.
Quelli che stanno nella pila pericolante e instabile sul mio comodino.
E quelli che stanno nella mia wishlist di Amazon… 😉