SING IT OUT LOUD

Quando la realtà fa rivoltare lo stomaco e il PD fa di tutto per autofagocitarsi rendendosi altresì inviso alla sua base di elettori, c’è chi si suicida, chi vota M5S, chi si droga e chi come me evade in un mondo totalmente di fantasia. Preso dal disgusto, così sui due piedi, ho imparato col tempo ad andare nel mio “posto felice”, che è un angolo del mio cervello in cui i sensi sono bloccati e dove con battito lento e respiro profondo mi trovo in una sorta di scenario alla Blue Lagoon con cascatelle, sole, boschetti ameni e frinir di cicale. Quando però ne ho l’occasione, mi rifugio in un genere cinematografico che è il più implausibile, il più antirealistico e il più rassicurante di tutti: il musical.

Ora, io quando dico che sono appassionato di musical la gente mi guarda come se fossi pazzo e cambia discorso. D’accordo, il musical lo odi o lo ami, non è da tutti sopportare gente che all’improvviso si mette a cantare senza apparente motivazione. Ma chi lo ama ha anche le sue piccole preferenze di parte e qui vi voglio spingere alla visione con mente aperta e orecchie tese dei dieci musical della mia vita. Fare questa “classifica” è stato molto difficile, anche perché ho deciso di lasciar fuori i musical usciti mentre non ero ancora nato, che poi sono in assoluto tra i miei film preferiti di ogni tempo (parlo in particolare di Cantando sotto la pioggia e comunque di tutti quei meravigliosi film con Gene Kelly). Ma andiamo a incominciare…

1. The Rocky Horror Picture Show
Il fatto che questo sia stato il primo film che ho visto al cinema da piccolo (il secondo è stato The Blues Brothers) può dirvi qualcosa sulla mia personalità. Sul RHPS potete interrogarmi in qualsiasi momento, l’ho visto svariate volte al cinema e/o a teatro, una trentina di volte in VHS, DVD o Blu-Ray, ho il vinile da collezione picture-disc, il libretto degli spartiti dell’edizione teatrale originale e via dicendo. Il mio pezzo preferito? Qualunque brano in cui ci sia Frank-n-Furter (come Sweet Transvestite).

2. Little Shop of Horrors
Questo è montato negli anni, al momento della sua uscita l’avevo apprezzato più come film comico, ma riascoltandolo è un capolavoro di Alan Menken e Howard Ashman, futuri responsabili della rinascita Disney come sfornatori di musical animati a go-go (La Sirenetta, La Bella e la Bestia, Aladdin, Il gobbo di Notre Dame, etc).  La follia dell’abbinamento musical + horror (i due generi più antirealistici per eccellenza) mi ha sempre conquistato, e qui i pezzi di bravura sono tanti, da Skid Row a Suddenly Seymour a Feed Me, il pezzone blues con la pianta carnivora. Ma il mio preferito resta sempre Dentist! con l’immenso Steve Martin in giubbotto di pelle…!

3. Hairspray
Grasso è bello! Ci può essere un musical più adatto a me? Ovviamente no! Tratto da un copione di John Waters, il re mondiale del trash, Hairspray racconta una storia di tutti i giorni nella Baltimora degli anni ’60: la rivincita di una studentessa sovrappeso la cui unica e più grande aspirazione è quella di ballare in un programma televisivo e sconfiggere al tempo stesso la cultura dominante razzista e benpensante. La protagonista Nikki Blonsky è una bomba assoluta, ma purtroppo se ne sono perse le tracce. Vedere Good Morning Baltimore per credere.

4. The Blues Brothers
La mia ridente infanzia è segnata da film come questi, dove mille macchine della polizia di Chicago si spatasciano gioiosamente le une contro le altre, dove le pinguine bacchettano Jake e Elwood sulle nocche e dove la “Cadi” viene venduta per pagare una cauzione. Chi non sa a memoria le battute di The Blues Brothers non è degno di continuare a leggere questo post. Nel frattempo, diamo una ripassata all’esibizione più esilarante della band, nel locale di cowboy a fare i finti honky-tonk con Rawhide!

5. Jesus Christ Superstar
I bambini della mia generazione avevano due punti di riferimento religiosi: il Gesù di Nazareth di Zeffirelli (ancora adesso mia madre ama raccontare che, annoiato dalla visione troppo tirata in lungo io avrei esclamato “Mamma, ma quando lo ammazzano?!?”) e Jesus Christ Superstar, che nel mio animo di giovane hippy faceva molta più presa. Giuda negro, messaggio politico sulla Palestina e decine di canzoni culto tra cui una delle mie preferite: What’s the buzz, featuring il Cristo, S. Pietro e Giuda.

6. Moulin Rouge!
Chi non ha pianto vedendo Moulin Rouge! è un senza cuore. Qui si rischia l’effetto zucchero candito, per il vezzo di trasporre una manciata di pezzi pop conosciutissimi nel contesto di una storia al tempo stesso belle époque e postmoderna. Ma Baz Luhrmann si mantiene sempre sul filo del rasoio, offrendo numeri e performance incredibili, come il tango su Roxanne o la dichiarazione-patchwork di canzoni sul tetto del locale. Qui sono di parte, e il mio pezzo preferito è Your Song cantata stupendamente da Ewan McGregor sullo sfondo di una luna alla Méliès.

7. Hair
L’ho visto per la prima volta già un po’ cresciutello, a una retrospettiva su Forman. Ma non c’è dubbio che Hair rientra nei primi dieci, non foss’altro per il look scalcagnato dei protagonisti, per il messaggio antimilitarista, per le coreografie deliranti di Twyla Tharp e soprattutto per pezzoni indimenticabili che ancora oggi fanno parte del mio repertorio da “cantando sotto la doccia” come Aquarius… Ricordiamo che l’era dell’Acquario è appena cominciata, il 21 dicembre 2012.

8. Grease
Gli amanti del musical della mia età non possono prescindere da ripetute visioni di Grease, di cui ogni sequenza è stata analizzata, vista e rivista, in italiano e in inglese, in avanti e a rovescio. Peccato purtroppo che, a causa della sua enorme diffusione, Grease sia anche il musical più rappresentato dalle compagnie improvvisate da villaggio vacanze, ma tant’è. Riguardiamoci una delle chicche più sottovalutate del film: There are worst things I could do della mitica Rizzo (che ha una pagnotta nel forno).

9. Rent
Anche questo è un musical che mi ha contagiato tardi. Troppa Bohème, troppo AIDS, troppo dramma, e io in genere preferisco l’allegria. Però c’è Rosario Dawson in tutto il suo splendore, c’è New York bella come e più che in West Side Story e poi ci sono dei pezzoni clamorosi come Seasons of Love, Tango: Maureen o la supersexy Light My Candle che è una delle metafore per trombare più deliziose mai viste in un musical (e poi rimarchiamolo, c’è Rosario Dawson on all fours)…

10. Cabaret
Ci starebbe anche All That Jazz, che è il più felliniano dei musical (dimentichiamo l’orribile orribile “9”). Ma Cabaret è un altro di quei film che hanno segnato il mio immaginario, soprattutto per quel che riguarda la figura femminile. Da piccolo non capivo la storia (non a caso era definito il primo “musical adulto”), ma sapevo farfugliare tranquillamente tutte le canzoni gigioneggiando come Joel Grey nel ruolo del maestro di cerimonie del Kit-Kat. Il mio pezzo preferito resta Mein Herr, per il famoso balletto sexy con la sedia…

Fuori classifica ci sono i guilty pleasures: quei musical che nessuno ammetterebbe mai di aver visto, mentre io vi dico con malcelato orgoglio trash che non solo li vedo e li rivedo periodicamente, ma ne conosco a memoria la maggior parte dei brani e sono in grado di cantarveli senza particolari problemi. Come ad esempio Tutti insieme appassionatamente o Mamma Mia.

In ogni caso, so già quale sarà la vostra risposta. Alcuni (pochi) canticchieranno tra sé e sé canzoni reinterpretate molte volte. Altri diranno “mai e poi mai mi piegherò a vedere film dove cantano guardandosi negli occhi” (ma sono sicuro che almeno Grease e i Blues Brothers li avete visti tutti). Sappiate solo che se il film “di genere” è per l’adulto rassicurante tanto quanto il cartone animato oggetto di ripetute e sfinenti visioni da parte del bambino, il musical è il genere più rassicurante di tutti.

E poi nella vita c’è sempre una buona occasione per prorompere in un tristissimo blues o per farsi un balletto improvvisato. Se no che gusto c’è?

LE TEMPS DE L’AMOUR

I love you, but...C’è da dire che quando proclamo in giro anche a chi non ha il minimo interesse ad ascoltarmi che Moonrise Kingdom è il film dell’anno (ma per me, oserei dire, di brutto anche uno dei cult della vita) ottengo reazioni contrastanti. Chi lo ha amato tantissimo e chi l’ha trovato una cagata pazzesca. Ora, io vi voglio bene lo stesso, anche se sputate su Wes Anderson e sulle sue piccole manie. Ma se avete amato il film sapete di cosa sto parlando.

Piccoli accumuli di oggetti, situazioni, frasi, contesti. Frammenti di un limbo surreale tra infanzia e età adulta che alcuni di noi condividono, e che ci è rimasto un po’ appiccicato dentro.

Un film come Moonrise Kingdom non fa altro che dirci “Ehi, ti ricordi di noi? Siamo i tuoi frammenti appiccicosi! Forse la prima rata del mutuo ti ha costretto a relegarci lì, in un angolino buio, ma noi siamo sempre qui, e segretamente governiamo ogni tua emozione”. Io, per dire, se dovessi fare un film wesandersoniano, lo ambienterei a cavallo tra il 1980 e il 1981 e ci metterei dentro questi frammenti qua (cliccare per approfondire, magari ascoltando questo pezzo in sottofondo):

  • una collezione di view-master e dischi cartonati per view master
  • un mangiadischi a 45 giri che preveda in dotazione almeno “Amoureux Solitaires” e “Paradise
  • una collezione di riproduzioni di monete antiche romane, ellenistiche e persiane
  • una serie di libri di Peter Kolosimo (il Giacobbo di noi settantini)
  • pantaloni di panno pied-de poule e gilet smanicati di lana
  • una serie di adesivi promozionali del brand Sinclair (ZX80, ZX81 e Spectrum)
  • gli adesivi fustellati dell’Editoriale Corno o di Alan Ford
  • poltrone in velluto color vinaccia
  • una soffitta in cui passare il tempo a toccarsi con compagni e compagne di scuola (*)
  • una cantina labirintica in cui perdersi
  • risse epocali con le bande da cortile
  • un certo numero di pallonate in faccia prese stando in porta dopo essere stato scelto per ultimo in squadra
  • pericolosi ragazzini sardi che si avvicinano minacciosamente al protagonista
  • fascicoli ciclostilati di inni sacri da imparare a memoria per il catechismo del mercoledì pomeriggio
  • una pila di vecchie riviste pornografiche nascosta nella sede AGESCI di zona
  • una collezione di granchi vivi di dimensioni da minuscolo a ommioddio
  • capelli sempre incrostati di sale
  • ghiaccioli a 200 lire gusto anice e tamarindo
  • cabine da spiaggia in cui passare il tempo a toccarsi con gli amici e le amiche del mare (*)
  • costumi a slippino, un tot
  • libri polverosi con illustrazioni risalenti al secolo precedente
  • un diario talmente pieno di bigliettini, commenti e chiose altrui da sembrare un Facebook ante litteram
  • una serie di bambole di pezza dall’innocuo all’inquietante
  • una serie di Big Jim e GI Joe impiccati
  • snack inusuali come le pesche nel barbera o il rosso d’uovo nel caffé nero
  • tirare i sacchetti della spazzatura nel fiume (antiecologico, lo so, ma non esistevano i cassonetti)
  • una radura nei boschi in cui passare il tempo a toccarsi con le cuginette e i cuginetti (*)
  • un certo numero di proto-videogames come questo
  • almeno un’apparizione di Carlo Massarini vestito di bianco
  • album di figurine di ogni tipo compreso almeno un esemplare dove le figurine profumano se grattate
  • una collezione di calendarietti profumati con le donne nude (il barbiere te li regalava se non facevi casino)
  • gli occhialini 3D quelli immortali blu e rossi
  • sigarette trovate per strada e fumate di nascosto fino a vomitare
  • qualche sequenza animata di Hiroshi Sasagawa o di Leiji Matsumoto
  • i film di Mario Bava, Umberto Lenzi, Antonio Margheriti visti di nascosto (Fulci è arrivato un po’ dopo)
  • gabinetti alla turca, vespasiani o gabinetti comunque fuori casa, freddi e scomodi
  • magliette con pubblicità di medicinali
  • occhiali finto tartaruga con montatura “per la crescita”
  • un tubetto di caramelle PEZ
  • una collezione di caleidoscopi
  • un quaderno dove annotare le collezioni di qualunque cosa
  • un quaderno dove annotare i sogni e gli incubi
  • una serie di paurosi armadi in legno scuro
  • un certo numero di scatole in cui accumulare oggetti che non fanno parte di nessuna collezione ma vanno comunque conservati

Alcune di queste cose le conservo ancora con me, altre restano solo in memoria…
E mi fermo qui, non per mancanza di frammenti, di oggetti, di situazioni, ma perché rischierebbero di prendere il sopravvento.
Potrei pensare di calcarmi un cappello di pelliccia sulla testa e darmi alla fuga.

(*) Nel 1981 in effetti passavamo la maggior parte dei pomeriggi in questo tipo di attività, ma non temete: dovendo mostrare queste situazioni, proprio come nel film di Wes Anderson, ci sarebbe un’ellissi temporale e/o uno stacco di montaggio per evitare di incorrere nella censura. Anche se mi domando cosa i censori pensano che possa escogitare un gruppo di preadolescenti lasciati a sé stessi per passare il tempo, se non quello.

DEL MEGLIO DEL LORO MEGLIO

CasaIzzo Awards 2012Abbiamo già detto che il 2012 non è stato un anno eccellente (eccellente… :-D).
Ma per noi nerd cinefili topi di biblioteca anche un po’ hipster con le cuffie stereo più grandi della testa è stato comunque un anno abbastanza succoso. Perciò, bando alle introduzioni inutili fatte per guadagnare spazio e spingere il lettore a chiedersi dove si vuole mai andare a parare, e cominciamo.

BEST ALBUMS 2012
Frank Ocean – Channel Orange
Gotta love Frank Ocean. Per me, il nuovo Marvin Gaye. Però più figo. Il palmares è suo. Poi per il resto, il vostro affezionatissimo vi consiglia di ascoltare anche (in ordine sparso)…
Lana del Rey – Born to Die (Paradise Edition) | Chromatics – Kill for Love | Beach House – Bloom | Jack White – Blunderbuss | Fiona Apple – The Idle Wheel | Nicki Minaj – Pink Friday Roman Reloaded | Mika – The Origin of Love | Frankie Rose – Interstellar | Burial – Kindred EP

BEST MOVIES 2012
Moonrise Kingdom (Wes Anderson)
La cosa fantastica è che nemmeno l’ho visto. Quando mi sono presentato in sala mi hanno detto “l’abbiamo tolto oggi perché c’erano i cinepanettoni da mettere in tutte le sale”. Ma io so che Moonrise Kingdom è il film migliore del 2012. E presto lo vedrò e confermerò il mio (pre)giudizio. Per il resto, se ve li siete persi…
Argo (Ben Affleck) | Cosmopolis (David Cronenberg) | Hugo Cabret (Martin Scorsese) | Pirati! Briganti da strapazzo (Peter Lord & Jeff Newitt) | Attack the Block (Joe Cornish) | Cave of Forgotten Dreams (Werner Herzog) | The Avengers (Joss Whedon) |  La collina dei papaveri (Goro Miyazaki) | Quella casa nel bosco (Drew Goddard)
(Poi ci sarebbero quelli che da noi devono ancora uscire, tipo Django Unchained, ma quella è un’altra storia).

BEST TV 2012
The Story of Film: An Odyssey
I 15 episodi della storia del cinema di Mark Cousins sono quanto di più illuminante sia passato sul piccolo schermo negli ultimi 10 anni. Immenso e imperdibile. A seguire, recuperate (o cominciate a seguire) almeno queste serie…
The Walking Dead 3 | Game of Thrones 2 | Person of Interest 2 | New Girl 2 | Downton Abbey 3 | Fringe 5 | Homeland 2 | Shameless 2 | Misfits 4

BEST BOOKS 2012
Player One (Robert Cline)
Magari non è proprio il libro migliore del 2012, ma è il più avvincente che ho letto quest’anno, nel reparto fiction. Se la gioca con Retromania che è il miglior libro nonfiction… Comunque passiamo avanti, che qui ci metto anche roba che ho iniziato e nemmeno finito (staziona ancora sul comodino) e soprattutto roba che è uscita anni fa ma che io leggo solo ora.
Retromania (Simon Reynolds) | Sweet Salgari (Paolo Bacilieri) | The Hunger Games (Suzanne Collins) | La stanza delle meraviglie (Brian Selznick) | Le cronache del ghiaccio e del fuoco (George R. R. Martin) | Storia di un corpo (Daniel Pennac) | Genio (Patrick Dennis) | L’uccello che girava le viti del mondo (Murakami Haruki)

Quindi, se vi fidate, scaricate (io non vi ho detto nulla), diffondete, ascoltate, leggete, guardate.
E buon Natale, per ora…