AIUTO, IL TRASLOCO!

Su Facebook mi hanno detto che il trasloco è la terza causa di stress psicologico dopo il lutto e la separazione. Ora il mio disorientamento ha un senso.
Chiedo aiuto. Io pensavo di avere un approccio vincente, ma evidentemente non è così.

Tu guardi con occhio critico le stanze, pensi: OK, questa la faccio in un giorno, questa in un altro giorno… E invece. Prendiamo l’ingresso. L’ingresso è una stanza stupida. Di solito ci stanno gli ombrelli, le scarpiere, gli svuotatasche. Al massimo un attaccapanni. Per fare l’ingresso, unica nostra conquista da quindici giorni a questa parte, ci abbiamo messo 6 giorni/uomo (tre giorni filati io e Stefi). Con la bellezza di quindici scatoloni impilati nell’angolo, ognuno con la sua bella scritta a pennarello nero. “Materiale elettrico sgabuzzino”. “Fumetti Marvel della cassapanca”. “Giacconi invernali da tenere”.

Il trasloco, lo dice anche Riza Psicosomatica, è l’occasione giusta per lasciarsi alle spalle i detriti di una vita che non è più la tua. Noi abbiamo adottato questa tattica. Negli scatoloni ci finisce solo la roba che effettivamente vogliamo portarci in casa nuova. Il resto viene diviso in sacchi neri della spazzatura (in media un sacco nero ogni cinque scatoloni) e in carrettate di roba da portare in cantina (in media due carrettate ogni cinque scatoloni). La cantina è l’anticamera dell’oblio. In casa nostra prima ci sono i cassetti, poi il ripostiglio, poi la cantina e infine la morte o il riciclo.

Il punto è proprio questo. Se si trattasse di inscatolare solo i libri, i DVD, i fumetti, non ci sarebbe problema. Un paio di giorni e passa la paura. Ma se apri un cassetto è finita. Il passato ti aggredisce, ti chiama a sé e non ti vuole lasciar andare via. Tra me e Stefi lei è più vittima delle Smemorande del 1997, delle foto del 1992, dei tabulati con le timbrature del 2000. Io sono in genere più pratico, anzi ho portato in casa un magico macchinario che gli dai in pasto i fogli di carta e lui te li riduce in mille coriandoli. Però ogni tanto anche io soccombo.

Oggi ho trovato un tariffario di quando facevo l’accatiemmellista nel 1996. Chiedevo 180.000 lire per una pagina web, 200.000 per una tabella fino a 30 caselle, 250.000 per un form, 350.000 per una gif animata o una mappa grafica (cristo, ve le ricordate le mappe grafiche?). Avevo anche una meravigliosa carta intestata per scrivere questo tariffario. C’era su il mio sito web, il primo. Se i potenziali clienti volevano visitarlo, non avevano che da digitare questo semplicissimo URL: www.cisi.unito.it/˜gleb/pietro/pietro.htm. Geniale, eh? In mezzo a quei fogli ho anche trovato una interessante composizione poetica dello stesso periodo, che dimostra quanto fossi preda del tetraidrocannabinolo. Ve la riporto qui sotto.

Nel nostro essere angeli
come dicevi che avresti fatto
giudicami
puoi pensarmi iridescente
ma sono molti gli strati

Un genio falsamente colorato
giudicami
alla fine
sarò un giocattolo di plastica
per te

Erba cristiana dall’altra parte
guardo
ho visto troppo
ogni sorta di
piccolissime puttane
vivono dentro di me

Capirete anche voi che, per difendermi da questi attacchi del passato, ho bisogno di una valida strategia.
Ho bisogno di un placido aiuto (e chi ha orecchie per intendere…).