IL SAPORE DELICATO DEL WASABI

Mangiare giapponese con il nastrino che passa tra i tavoli e i piattini di sushi da prendere è deleterio per la mia ventrazza e per il mio portafogli. Mi sono strafocato abbestia di pallotte di gambero crudo, tonno crudo, salmone, polipo, cazzilli di pollo e boccette di riso. Indubbiamente è un modo di mangiare divertente, soprattutto perché puoi assillare gli amici più vicini al nastro trasportatore urlandogli frasi inarticolate tipo "Dai, dai, presto prendi il wasabi!!!" oppure prendere di nascosto una ciocca di capelli lunghi della tua vicina e infilarla nel nastro trasportatore… per vedere di nascosto l’effetto che fa! 🙂

RESTA LA MAGLIA DEGLI AFRICA UNITE

Sono mesi che volevo farlo. Eppure rimandavo. Il mio armadio, i miei cassetti, straripano di indumenti risalenti a 10 anni e 20 chili fa. Dalla giacca spruzzata di candeggina alla maglia dei Sonic Youth, dalle improbabili t-shirt stile "Italians do it better" alle camiciole semitrasparenti stile indiano. Dal maglione stile "Mark Darcy al party di Natale di Geoffrey e Una" all’ultimo calzino bucato di spugna bianca (mai più messi, ma testimoniano la gloriosa epoca del calzino bianco). Dalle striminzite giacche a vento primaverili agli spolverini neri usati in un’unica occasione (travestimento da Corvo, miglior maschera di Halloween nel 1994). Fino ad arrivare al fedele e stracciato giacchetto di jeans e al maglione nero sformato (risalenti circa a 18-20 anni fa). Il valore sentimentale ha lasciato vivere qualche maglietta di quelle "da mettere in casa quando fai i lavori". Nulla di più. Del resto, si tratta di cose che non guardo mai, non metto mai (ci mancherebbe – non ci sto dentro). Eppure fanno una certa impressione quei quattro o cinque borsoni accumulati vicino alla porta d’ingresso, pronti per finire nel limbo dei cassonetti degli indumenti usati. Si potrebbe definire questo repulisti come un voltare pagina. Eppure non è così. Purtroppo, o per fortuna, a casa mia si volta pagina ogni giorno. Svuotare armadi e cassetti è stato un ottimo diversivo, ma in fondo simile a quando stai leggendo un romanzo lunghissimo e torni per curiosità al capitolo iniziale. La coloratissima maglia degli Africa Unite (A.D. 1991), però, resta. Appiattita in fondo ad un cassetto. Come una piega fatta sull’angolo della pagina, per non dimenticare.

MAN WITH A MOVIE CAMERA

Devo ricordare di prostrarmi innanzi a Marco, la prossima volta che lo vedo, per avermi passato un ottimo CD con la produzione completa dei Cinematic Orchestra (Everyday, Motion e Man with a Movie Camera). Prima non li conoscevo. Ora, dopo averli ascoltati in diverse occasioni durante i nostri brainstorming creativi che in genere scivolano sempre nel cazzeggio più delirante, non ne posso più fare a meno. Ottimi per lavorare, per pensare, per leggere, per guardare un film muto, per guardare fuori dalla finestra il mondo che si affanna a salire e scendere dal cavalcavia.