LA RABBIA FA GONFIARE IL COLON

Graaawwwwwrrrrrrghhhhllll!!!!!!!!!!!!!…. Odio la Sony, odio la Microsoft, odio tuttiiiii!!!! La giornata passata a litigare con la Sony e a farmi venire l’ulcera, la serata passata a verificare quale altro modello Sony potrei accettare per una permuta (con la sottile consapevolezza che gli stronzi mi proporranno una permuta NON sulla spesa effettiva da me sostenuta due anni fa, ma sul valore attuale della fotocamera – praticamente dimezzato). Poi tento di aprire la posta e si ribella anche Outlook! Fuck! Tre ore per trovare un cazzo di software scanpst.exe… E renderlo un po’ più visibile? Basta, ho molta rabbia in corpo, pure troppa, poi mi gonfio di aria… 🙁

LA MORTE DELLA MAVICA

Non aggiorno da un po’ per via che ero a Roma per lavoro. Non me ne vogliano amici e conoscenti romani, avremo modo di sentirci e incontrarci più avanti, stavolta ero in branco, con una ventina di colleghi, in un tour de force di lezioni senza scampo. Ma di questo racconterò nel prossimo numero di pietroizzo::7. Voglio solo esprimere tutto il mio rammarico, anzi diciamo pure tutta la mia incazzatura furiosa e impotente nei confronti della Sony Europe. La mia fedelissima macchina fotografica digitale, MVC-CD 400, compagna di mille avventure, è definitivamente morta. Dopo averla tenuta dio sa dove per quaranta giorni, l’hanno rimandata indietro dicendo che non può essere riparata. Poi con la storia del cazzo che non è in garanzia. L’ho comprata nel 2002. Si dà il caso che proprio dal 2002 le garanzie minime siano diventate di due anni, non uno soltanto. Ma loro riescono comunque a girare la frittata. Adesso la Sony propone una permuta. Voglio proprio vedere. La discussione è rimandata a lunedì. Porca merda! P.S.: se qualcuno ha qualche consiglio da darmi… il mio obiettivo è ottenere una macchina identica in cambio senza pagar nulla o al massimo il modello più nuovo con una minima spesa.

UN POMERIGGIO COL DENTISTA (PART 2)

Per chi si è perso la prima puntata, conviene andarsela a rileggere. Oggi sono tornato dal dentista.
In realtà non capivo bene quale trattamento mi sarebbe stato riservato, perciò ho ritenuto opportuno telefonare preventivamente.
"Ah, non ti preoccupare, e vieni puntuale… Dobbiamo solo monconizzare".
Monconizzare? Hmmmm… non mi dice nulla di buono. Al mio arrivo c’è solo Elio, lo zio di Henry. In realtà Elio non è nemmeno dentista, ma odontotecnico. Però in certe cose è più bravo di un dentista, lui. Per esempio a martellare, o ad usare il trapano n. 47. Mentre passo in rassegna gli strumenti (cosa che faccio sempre quando vado da Henry, perché voglio sempre sapere di che morte devo morire), entra in scena lui. Parrucchino imbarazzante, occhiali chiazzati di smalto schizzato dai denti di chissà chi, camice teso dal ventre gonfio e sporco di pasta dentina, cera e… sembra… sangue? Mmmmhhh, no, non mi pare possibile.
"Henryyyy… vieni a tenermi il glosso!"
"Non ti basta che tenga la lingua indietro da solo?"
Evidentemente non gli basta. Henry entra e lancia uno sguardo preoccupato in direzione mia e di Elio. Ma si ricompone subito.
"Eh, sai, già l’altro giorno abbiamo trapanato una lingua…"
"Che poi le lingue non ci servono zio, lo sai…"
"Eeeehh… non abbiamo nemmeno il bagnetto verde, dioffà! Bwahahahahah…!!!"
Un brivido mi serpeggia lungo la schiena.
Elio comincia a trapanare con tre tipi diversi di strumento. Io non sento dolore, il dente è ormai devitalizzato. Ma il solo fatto di sentir vibrare la mandibola ancora una volta e di avere davanti al naso il ghigno di Elio mi mette tensione. Odontotecnico, e tutto, e non ha nemmeno i denti poi così sani! L’odore di smalto bruciato mi dà alla testa, ma finalmente Elio ha terminato. Non resta che prendere tutte le impronte del caso.
"E’ rame quello?"
"Sì" fa lui, incastrandomi tra la gengiva e l’osso un anello tagliente e metallico.
"Gggggaaaaaahhhhh!"
"Ma dai, mica fa male, no?"
Perno, cera, pasta per l’impronta. Mentre sbavo impietosamente sulla mano guantata di Elio, lui mi parla di quanto è difficile fare l’odontotecnico oggi. Il settore è ormai alla frutta, nessuno si vuol far rifare i denti a 700 euro a botta, e molti dentisti mandano il lavoro in Yugoslavia. Mentre mi incanta con i suoi discorsi, ai quali io rispondo annuendo e gorgogliando, prepara ai margini del mio campo visivo qualcosa che sembra… ma no, non è possibile… hashish?
Naturalmente no, stava solo scaldando la pasta per lo stampo finale, colata ancora bollente nel solito guscio di rame che diventa quasi incandescente per il calore.
"Adesso attento, non ti agitare, sarà tutto finito in un attimo..:"
Non ho tempo di deglutire che mi pianta rame e cera bollenti nella gengiva.
"Aaaaaaauuuuuuuuuuuuuiiiiiiiiiiiiiiiiiii"
"Tranquillo, che la gengiva assorbe e disperde il calore in un attimo."
Avrei fatto a meno di questa prova di conduzione del calore, ma tant’è. Lo stampo decide poi che si trova bene nella mia gengiva, e non vuole più venir fuori. Elio lo deve estrarre con la stessa temibile pinza usata per il mio "fu" ottavo molare.
"Ci sentiamo tra una settimana, vedrai che bel dente nuovo".
Porca puttana, sarà meglio che sia un bel dente… Almeno non ho più il solito gusto rancido in bocca.