Piacevolmente sorpreso. E anche, una volta ogni tanto, soddisfatto dei soldi spesi. Ecco come mi sento dopo aver visto Master and Commander, recente ritorno alla grande di Peter Weir. Lo scetticismo pregiudiziale c’era, lo ammetto. Mi puzza sempre un film da Oscar con Russell Crowe in mezzo. A Beautiful Mind non mi era dispiaciuto, ma non mi aveva nemmeno colpito più di tanto. Qui c’è la stessa accoppiata Russell Crowe / Paul Bettany. Però è diverso. Merito forse del mare, e della sua potenza. Credo sia uno dei rari film contemporanei che riescono a rendere veramente bene un’atmosfera e uno scenario di duecento anni fa. Un film completamente al maschile. Le uniche donne sono la "Cara Sophie" cui il comandante Aubrey scrive e un’indigena brasiliana da urlo con la quale ovviamente l’integerrimo Aubrey scambia soltanto un’occhiata fugace. Comunque sia, il film sorprende, vuoi per la presenza in battaglia di ragazzi tra i dodici e i quindici anni (allora era costume, a quanto pare), vuoi per la potenza pura e semplice di una storia di agguati, inseguimenti e tempeste. C’è il momento "attimo fuggente", come in tutti i film di Weir, e c’è il momento "witness" (l’unione fa la forza). Ma poca retorica, e molte cannonate. Spettacolare senza essere tamarro. Una grande rarità. Peccato che il mio televisore abbia ricominciato a mostrare temibili schermate nere con riga bianca, e che abbia dovuto comprimere il panorama delle Galàpagos e di Capo Horn sul PC portatile…
L’ACCESSIBILITA’ DEI PARTITI ITALIANI
Niente male uno degli ultimi "special" di Punto Informatico che riassume la ricerca di Webaccessibile sull’accessibilità (sempre quantomai scarsa) dei siti dei partiti italiani. Si tratta comunque di una maggiore o minore attenzione che queste organizzazioni hanno nei confronti degli elettori. Ovviamente questa attenzione può essere in buona fede o a scopo di persuasione politica nemmeno troppo occulta – sta di fatto che l’opposizione dovrebbe aggiornarsi un po’: Il Berlusca, come al solito, li batte sulle nuove tecnologie…
JOHN WOO CHE RIFA’ HITCHCOCK
Dopo mesi di astinenza da Blockbuster, arrivo a casa con Paycheck di John Woo. Godibile. Lungi dal furore di The Killer o Hard Boiled, ma anche solo dai virtuosismi di Face/Off o MI:2, Woo è riuscito ad immedesimarsi talmente nel cinema classico americano da aver prodotto un film assolutamente hitchcockiano, pur con il marchio di fabbrica delle sue settantacinquemila steadicam (è riuscito pure a ficcarci la solita colomba al rallentatore)… Modella quel manzone di Ben Affleck su Cary Grant, la fulgida Uma su Eva Marie Saint e l’Intrigo Internazionale è servito. Philip K. Dick è ovviamente un pretesto modaiolo e di lui mi pare resti ben poco. Peccato. Nulla di memorabile, ma il quiz del reverse engineering prende abbastanza.
