Ho capito che non sono solo e non faccio parte di un’elite di ascoltatori scoppiati: a vedere Iggy Pop e gli Stooges c’erano all’incirca 30.000 persone da ogni parte d’Italia. Andare ai megaconcerti estivi a Torino è sempre una pacchia, soprattutto se sono gratis. La prima cosa che puoi fare è osservare le persone: alcune categorie di "ggiovani" sembra che li tengano in naftalina per farli uscire solo durante i festival. Parlo ovviamente di quelli vestiti e pettinati come gli Strokes, che fanno tanto moda. Poi ci sono i tipi e le tipe sbarazzini con magliette attillate del Brasile (che non so perché ma va un casino quest’anno). Poi ci sono i punk (parlo proprio di quelli con creste colorate lunghe un metro e spille da balia ovunque, che escono di casa solo per Iggy). Poi ci sono i reduci dei ’60, fricchettoni che ondeggiano il capello bianco a ritmo di musica. Poi ci sono i supercannati che a concerto nemmeno iniziato si sono già sparati tre chilum. Poi ci sono i metallari che pogano anche quando non è ancora iniziata la musica. Poi ci sono i normali, categoria nella quale ci inseriamo io e Stefi, che al Traffic Free Festival si sentono in assoluto i più strani del gruppo. Ma andiamo con ordine. Intanto, rispetto agli anni passati, una presenza di cui si poteva sinceramente fare a meno: l’esaltata presentatrice della serata (accolta con cori di "vaffanculo", "nuda, nuda", e "faccela vedere o vattene") che è riuscita a dire una frase trashissima come "Questa sera sarete bruciati uno per uno dal sacro fuoco del rock"!!! A parte questo, si inizia con i Dirty Americans, che spaccano le casse con un suono durissimo ("uno stoner rock con influenze garage", come un metallaro urla ad un punk alla mia sinistra). I Dirty Americans sanno però che il pubblico è tutto per Iggy, e dopo una trascinante versione di Heartbreaker dei Led Zeppelin si fanno da parte per permettere ai roadie di sistemare il palco per lui. Io e Stefi nel frattempo ci siamo sistemati in una posizione ideale, né troppo nel pogo, né troppo indietro – buona visuale, insomma. Ma quando arriva Iggy non c’è posizione che tenga. Iggy è l’unico che si può permettere di fare le stesse cose di trenta anni fa: perché lui è sempre identico (se non più iguanoso ancora) e perché gli Stooges spaccano adesso come trenta anni fa. L’emozione di avere sul palco Ron Asheton e Steve McKay è fortissima, e manco a dirlo Iggy attacca con una scaletta che ripercorre proprio i primi due album degli Stooges. Si parte con 1969, poi I Wanna Be Your Dog (riproposta anche in bis), No Fun (Iggy viene raggiunto sul palco da una ventina di pogatori seminudi), TV Eye, e vari altri pezzi – compresi un paio di hit dall’ultimo album ma nessun pezzo del periodo Bowie (niente Search and Destroy, The Passenger e Lust for Life, insomma). Attorno a noi il delirio di tutte le categorie di persone, nessuno escluso. Un supercannato mi passa uno spino pesissimo, un reduce dei ’60 mi abbraccia e mi urla "I wanna be your dog" nelle orecchie, mentre Stefi si aggrappa per non essere trascinata dalla folla, ma sorride conquistata da quel demonio a torso nudo che agita la chioma lunghissima in mosse assurde – un fascio di muscoli, nervi e rock. A volte ci saranno anche periodi di merda, ma quando ai festival estivi puoi vedere Iggy Pop o Patti Smith (l’anno scorso), l’estate si illumina. L’unico problema è uscire dalla Pellerina circondato dai profumi di panini alla porchetta e alla salsiccia… una tortura improba, specie intorno a mezzanotte.
IL SITO DELLA ROWLING
Solo qualche mese fa non c’era nulla di che. Improvvisamente, clicco con riflesso condizionato su un link che porta al sito di JK Rowling e… Meraviglia delle meraviglie! La donna più ricca del Regno Unito si è fatta sviluppare un sito a prova di bomba! Non si può dire che la metafora della scrivania sia originalissima, ma dato che di scrittrice si tratta, direi che è quantomeno azzeccata. Ma la cosa più importante non è tanto l’interfaccia, tutta da esplorare e cliccare, quanto i contenuti del sito stesso! Da un passato in cui c’erano un paio di link agli editori inglesi e americani della Rowling, siamo arrivati nel giro di due o tre mesi ad una ricca sezione di FAQ (in cui a quanto pare è lei stessa a rispondere), news, voci di corridoio, biografia della scrittrice e varie altre amenità. Io mi ci sono perso per un paio d’ore. Voi?
ODE AL CONTENITORE TUPPERWARE
La parte peggiore è che ogni sera ti devi spulciare queste benedette verdure, pesarle, pulirle, eventualmente cuocerle e poi riporle nei mitici contenitori Tupperware in modo da averle pronte per pranzo l’indomani. Uno sclero. Comunque la seconda seduta è andata un po’ in calando. Un’ora e mezza di attesa in mezzo alla signora Pautasso e alla marchesa Ribotta – ho dovuto chiedere alla signora Sandra (l’infermiera) di procurarsi per carità qualche altro settimanale che non sia Grazia, CasaViva, EvaTremila. Che so, un Focus basterebbe alla bisogna. Poi il trono, le Davidoff, gli aghi (stavolta hanno punto un po’ di più) e la cuffia magnetica. Purtroppo in un’altra postazione, un po’ meno comoda. La fame stava cominciando a farsi risentire. Ho finito alle nove. Stavolta forse mi ha rilassato anche troppo. Burp! Per la cronaca, ho già perso due chili…
