QUATTRO BESTEMMIE IN UN GIORNO SOLO

Idiota (dal greco idiotès, s. m. e f.). In medicina: individuo affetto da idiozia. Com.: persona di corta intelligenza, tardo di mente. Agg.: di persona o cosa stupida. La definizione del dizionario si applica pienamente alla mia condizione di stamattina. Mi sveglio (tardi) e mi rendo conto che puzzo, che non si può uscire in questo stato. Opto per una bella doccia rinfrancante, che ovviamente causa una certa perdita di tempo. Non sono menneno uscito dal bagno che chiama Stefi: "I film di Blockbuster li devi riportare tu adesso, io li ho dimenticati!". Panico. I film? Ah, già. Raccatto tutto, apro il frigo e arraffo i contenitori con il pranzo della giornata. Scendo. Ritardissimo. Mentre mi appropinquo allo scooter mi rendo conto che forse ho dimenticato le chiavi in casa. Prima bestemmia. Eppure non ricordo di averle portate su… La seconda bestemmia viene interrotta dalla visione dello scooter placidamente parcheggiato con le chiavi nel quadro di accensione: era rimasto così tutta la notte nel cortile. Subito si affaccia alla mente una terza bestemmia ancora più enorme, ma dentro di me non posso che essere sollevato. Se non me lo hanno inculato stanotte…! Ma… c’è sempre un ma. Lasciare le chiavi nel quadro provoca l’esaurimento della batteria. E quando la batteria è esaurita non resta che perdere 15 minuti tentando di avviare lo scooter a colpi di pedale. La terza bestemmia esplode in una nube di ansimi e goccioline di sudore. Per di più non ho fatto colazione. La perfetta mattinata idiota. Il tempo di "rilassarsi" concentrandosi sul lavoro e si fa l’ora di pranzo. Estraggo i contenitori e mi rendo conto che, nella fretta, invece di prendere un contenitore di zucchini e uno di prosciutto crudo, ho preso due contenitori di zucchini. Quattro bestemmie in un giorno sono troppe? Perdonatemi, padre

BLOG AGGREGATOR 3.0 – THE FILTER

Per i blogger vicini e lontani che non ci hanno ancora pensato, magari vale la pena dare un’occhiata al Blog Aggregator 3.0 (The Filter!) che Giuseppe Granieri sta perfezionando con l’aiuto dei beta tester iscritti. Un beta tester più idiota di me non lo trova di sicuro (uno che riesce sempre a cliccare nel posto sbagliato al momento sbagliato). Il senso dell’iniziativa non è "pubblicizzare il proprio blog" (cosa che trovo in generale abbastanza ridicola, anche se è ovvio che chi scrive ha piacere che qualcuno legga). Il senso è creare un trust network di cervelli affini e un luogo virtuale di discussione e commento tra blogger di ogni genere. Quindi, che dire… io sono contento di partecipare all’esperimento… e voi?

UNA SERIE DI SFORTUNATI EVENTI (1-3)

Ho da poco terminato la lettura dei primi tre volumi di Una serie di sfortunati eventi, il noto (più che altro all’estero) ciclo di romanzi di Lemony Snicket. I volumi sarebbero otto, ma proverò a dire la mia fin da ora. Il mio amico Lorenzo, questa volta nei panni del censore, sostiene che l’ironia e l’humor nero che contraddistinguono i libri di Snicket non possono essere compresi da un lettore in età puberale. In pratica, i ragazzi non avrebbero gli strumenti per decifrare un mondo fatto solo di sfighe, di personaggi che muoiono di morti atroci (ma comiche), di un mondo dove il cattivo la fa sempre franca e i buoni (salvo gli impareggiabili protagonisti) ci fanno sempre la figura dei coglioni. Tornerò su questo in seguito. Una serie di sfortunati eventi nasce, è vero, come ciclo di romanzi per ragazzi. La struttura è sempre la stessa: i tre fratelli Baudelaire (notare il cognome) restano orfani a pagina 3 del primo romanzo. Il signor Poe (!), buono ma svampito, ne cura gli interessi economici e si impegna ad affidarli a lontani parenti che in genere cambiano da un romanzo all’altro. Il primo parente è il temibile conte Olaf, il supercattivo della serie, che mira a uccidere gli orfani e ad impadronirsi del loro cospicuo patrimonio. Svelati i suoi piani, di romanzo in romanzo i Baudelaire vengono affidati ad altri parenti, puntualmente uccisi dal perfido Olaf. Fin qui la trama, quasi sempre abbastanza prevedibile. Lo stile (e soprattutto gli aspetti paratestuali) sono tutto un altro paio di maniche. Snicket scrive come un incrocio tra Dickens e Chesterton, crea un mondo simil vittoriano pur ambientandolo ai giorni nostri e in definitiva mette in scena un teatrino di personaggi che fa invidia alla famiglia Addams quanto a tristezza e malinconia elette a stile di vita. Il gioco è quello della fiaba "a rovescio", in cui capitano solo cose brutte. Ogni colpo di scena positivo nei confronti dei piccoli orfani viene subito ribaltato in un continuo rilancio al peggio. Il tutto è condito da dediche insistenti ad una fantomatica Beatrice (morta, ovviamente), da interventi dell’autore nella trama che delineano una sorta di leggenda vivente (uno Snicket misterioso e inafferrabile), da prefazioni quasi sempre uguali sul genere di "non leggete questo libro, è pieno di cose tristi, prendete un libro più allegro"… Ora: secondo me, un preadolescente di un certo tipo (cioè, per dire, come ero io che a quell’età leggevo appunto Poe e Baudelaire) ci sta dentro alla grande. Ovviamente sono libri che puoi odiare / non capire oppure apprezzare proprio per come sono costruiti. Snicket non ha nulla di nuovo, si inserisce nell’orripilante tradizione dickensiana (non erano sfigatissimi anche David Copperfield e Oliver Twist?) e gli da’ una bella iniezione di ironia. Se i bambini possono leggere Cuore e Oliver Twist o guardare la Famiglia Addams in TV e i film di Tim Burton al cinema, possono leggere con gusto anche Snicket. Secondo me sono libri affascinanti, e so che acquisterò anche gli altri cinque. Tanto per gradire, è in preparazione anche il film A Series of Unfortunate Events – con Jim Carrey nella parte del perfido e istrionico Olaf. Occhio al sito, che è una specie di rompicapo da risolvere…!