THE LOST POST

Ci siamo. Lost si è concluso. La puntatona finale la vedrò stasera (non era pensabile che mi svegliassi all’alba per vederla in diretta). E lo confesso, sento già un po’ di vuoto. Oggi come oggi può sembrare stupida tutta questa attenzione per una serie televisiva. Ma Lost non è una serie televisiva e basta. Lost è l’unica grande mitologia originale degli anni 2000.

Non voglio parlare tanto del linguaggio di Lost, delle sue presunte innovazioni nella scrittura (tutti i fan ricordano che negli anni gli sceneggiatori di Lost sono stati affettuosamente equiparati ad una manica di simpatici cazzoni – un po’ come quelli di Boris). Che ci siano problemi irrisolti, specchietti per le allodole, misticismi e fantasismi vari è chiaro a tutti. Lost, si dice, è una grossa presa per il culo. Ma se ci piacesse essere presi per il culo?

Mi vorrei limitare a dire questo. Una volta avevamo Emilio Salgari e Jules Verne, scrittori che creavano un universo narrativo frequentato da lettori che si immergevano completamente nelle loro storie. Ne ho citati due a caso, ma potrei continuare tirandoci dentro per i capelli anche Twain, Lovecraft, Balzac. C’è stato anche chi riusciva a creare un universo intero con una sola opera (Tolkien, tanto per dire).

Poi questo aspetto mitopoietico è passato con naturalezza al cinema (i mostri archetipici della Universal negli anni ’30 su tutti), e infine alla televisione, come mezzo di aggregazione tra milioni di persone. Alcuni film hanno gettato le basi di una mitologia moderna: in particolare la serie di Star Wars e, più recentemente, quella tratta dal Signore degli Anelli (Clerks 2 ne fa un esilarante confronto). C’è stato Harry Potter, poi Twilight – entrambi fenomeni di costume: dai libri, ai film, al mito.

Ecco, Lost fa parte di questa categoria di prodotti culturali. La saga dei naufraghi che entrano in un meccanismo più grande di loro risuona dentro gli spettatori allargando anno dopo anno, puntata dopo puntata, le suggestioni mitiche come fossero increspature generate da un sasso caduto nell’acqua. All’inizio poteva sembrare un banale telefilm d’avventura. Poi abbiamo cominciato a conoscere meglio i personaggi. Infine siamo stati testimoni di 2000 anni di storia di un’isola-che-non-c’è.

Oggi finisce tutto, niente più appuntamento fisso con il mulo, niente più sottotitoli scaricati al brucio, niente misteri (o forse sì?), niente flashback-forward-sideways. Ci saranno altre serie, non banali (perché lasciatemi dire che i prodotti seriali televisivi ormai sono 100 volte meglio della maggior parte dei film senza idee di Hollywood). Ci saranno altri miti.

Ma l’isola resterà sempre lì, in fondo al mare, a ricordarci che i miti vivono tra noi.
See ya in another life, brotha!

7 risposte a “THE LOST POST”

  1. sì x files e soprattutto twin peaks sono stati altri due bei capisaldi… Jericho un po' meno, non mi dispiaceva ma non mi coinvolgeva così tanto. Ma comunque mille altre cose, anche Gundam o Neon Genesis Evangelion… Ma io sono purtroppo troppo sensibile al fascino dei miti… basta poco 🙂

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