RAGAZZINI, PRETI E PSICANALISTI JUNGHIANI

Perché buttar giù opinioni brevi e pregnanti sui film visti se poi si perdono come lacrime nella pioggia (di post) dei social? Niente paura, il rimedio c’è: ho pensato di raccoglierle qui per il vostro piacere intellettuale e filosofico. Partiamo quindi senza ulteriore indugio con le #recensioniflash del mese di gennaio.

MID 90s (Jonah Hill, 2018)
Sono riuscito a recuperare questo film che inseguo da almeno quattro mesi. Un film che ha tutto quello che serve per risucchiarmi completamente. Estetica tipo primo Kevin Smith con L.A. in 16 mm, scene di skate con sotto Wave of Mutilation dei Pixies (ma anche Bad Brains, A Tribe Called Quest, Misfits, Wu-Tang Clan, Jeru The Damaja, Cypress Hill), un protagonista con cui è impossibile non empatizzare (Sunny Suljic, già visto in Killing of a Sacred Deer, un giovinotto che ha scritto “star” in ogni escoriazione della pelle e che ricorda tantissimo un Jean Pierre Léaud di 60 anni fa). Storie più o meno acide di passaggio all’età adulta del tredicenne Stevie, che ha una madre single che passa da un partner all’altro e un fratello maggiore violento e rancoroso. Stevie trova un gruppo di amici in una banda di skater che lo inizia al fumo, all’alcol e al sesso, ma anche all’impegno, al confronto e all’amicizia. Non sto a dirvi nulla se non è il vostro genere. A me è garbato assai, con in più la sorpresa di capire che Jonah Hill (qui al debutto come regista) non è affatto l’ultimo dei coglioni. Bonus assoluto, come dicevo prima, la colonna sonora curata da Trent Reznor e Atticus Ross, che contiene perle dal passato come quella che vi metto qui nei commenti… vi sfido a non alzarvi e ballare sedutastante. #recensioniflash #filmculto

FIRST REFORMED (Paul Schrader, 2018)
First Reformed di Paul Schrader, beh… ti lascia senza parole. Lo capisci dalla prima lenta, minacciosa, inesorabile carrellata dal basso verso l’alto, dal buio alla luce, dalla terra al campanile della chiesa che indica Dio, la fede, il dilemma morale, che è un film speciale nel panorama odierno. E dopo quello, è comunque un horror dello spirito (anche della carne, verso la fine, se è per quello). C’è un distillato delle ossessioni di Schrader in questa storia apparentemente semplice di un pastore protestante (Ethan Hawke) alle prese con la sua piccola chiesa e in particolare con una coppia di parrocchiani attivisti ambientalisti: l’incontro con loro e il dramma che ne scaturisce fa da volano ad una corsa verso l’espiazione che è già tutta nelle prime battute. Il pastore tiene un diario (prima impressione: Schrader vuole rifare Bresson). Il pastore ha un dialogo molto intenso con un giovane ambientalista (seconda impressione: Schrader vuole rifare Bergman). A un certo punto c’è una inaspettata e inesplicabile scena di levitazione (terza impressione: Schrader vuole rifare Tarkovskji). In ogni caso, tolti di mezzo gli evidenti numi tutelari, Schrader rifà in ultima analisi sé stesso. Il religioso non è dissimile dal Travis di Taxi Driver, ma se possibile qui il tutto è ancora più intenso, più teso, più disperato. E c’è un finale che non sai dire (e che comunque richiama Dreyer).
E c’è una frase che rimane in testa: “Wisdom is holding two contradictory truths in our mind, simultaneously, Hope and despair. A life without despair is a life without hope. Holding these two ideas in our head is life itself”.
È un film che mette alla prova, doloroso come una seduta di analisi, ma che oggi è l’unico che può dialogare con i massimi calibri del “cinema spirituale”. Per me è fondamentale. #recensioniflash #filmculto

SUSPIRIA (Luca Guadagnino, 2018)
Tanta carne al fuoco, forse troppa. Tilda Swinton una e trina (nei ruoli di M.me Blanc, M.me Markos e probabilmente anche dello psicanalista ottuagenario) domina il film. Danza, giochi di potere, corpo femminile, sangue, Terzo Reich e Rote Arme Fraktion, estetica fassbinderiana, insistita desaturazione, deragliamento finale coreografico e splatter con filtro vermiglio, unica concessione alla fantasia cromatica di Argento. Il film di Guadagnino non è un remake (peraltro finisce in modo completamente diverso e in un certo senso rivisita le dinamiche tipiche dell’horror stravolgendo il luogo comune della “vergine sopravvissuta”) ma è più una riflessione visiva “ispirata da”. Incubi e deliri di montaggio, insistiti dettagli su un decor evidentemente molto studiato, body horror quanto basta (ma sinceramente pensavo più splatter). Intrecciato nella storyline principale, l’approfondimento sull’anziano psicanalista junghiano la cui moglie è stata deportata e che al momento indaga sulla Tanz Academy delle streghe (e alla fine è costretto ad assistere nudo al sabba) risulta più una distrazione che un efficace contraltare agli incantesimi. Colonna sonora bella e spiazzante, inesplicabile scena post titoli di coda. Suspiria di Guadagnino è certamente un piacere per gli occhi, ma non è un film di pancia. Resto affascinato ma perplesso. #recensioniflash

EIGHTH GRADE (Bo Burnham, 2018)
Ecco un altro film cui facevo la posta da qualche mese. Come quasi tutti i film che sto guardando nell’ultimo anno, una produzione A24. Premessa: è una roba talmente Sundance che potrebbe infastidire chi non ama la roba così indie, ma mi incuriosiva il 99% di critiche positive. In pratica è un’ora e mezza di fobia sociale, ansia, inadeguatezza, acne, imbarazzo sessuale, confusione mentale e social media. Insomma (a parte i social media) tutto quanto fa terza media da che esiste il concetto di “terza media”. Chi è sopravvissuto alla terza media sa bene che la terza media in realtà resta dentro di te per sempre, perciò un film sulla terza media – anche se io da buon GenX posso identificarmi al massimo col padre della protagonista GenZ – è per forza di cose un film “universale”. La curiosità per me sta nel vedere questo concentrato di goffa angoscia esistenziale e ormone a palla dal punto di vista femminile. C’è anche una scena francamente inquietante che evidenzia molto bene la questione del consenso e di quanto facilmente può essere ignorato. Elsie Fisher è molto in parte, si vede che il personaggio è stato ritagliato su di lei (che – curiosità simpatica – in USA è stata la voce di Masha in Masha e Orso nonché di una delle bambine di Cattivissimo Me). Comunque, vedetelo. Secondo Molly Ringwald è il film sull’adolescenza più azzeccato degli ultimi 20 anni. E di Molly Ringwald bisogna fidarsi sempre. #recensioniflash

RALPH BREAKS THE INTERNET (Phil Johnston & Rich Moore, 2018)
Ci ho messo un po’ a macinare un pensiero su Ralph Breaks the Internet. C’era qualcosa che doveva sedimentare. I bambini si divertono pur capendo poco del contesto, perché il tema di fondo (stavolta “non è obbligatorio che gli amici condividano proprio tutto tutto per essere amici”) passa bene e le scene d’azione sono esaltanti. Ma io vi parlo da adulto che in The Internetsss ci lavora da tempo. Il product placement è imbarazzante, l’intero film è un gigantesco esperimento di branding più riuscito di The Emoji Movie solo perché qui c’è talento narrativo e là c’era solo merda. La metafora visiva è ovvia, Ralph e Vannelope vanno on line e trovano una metropoli cyberpunk a livelli con il grattacielo Google, quello di Amazon e via dicendo, in una continua strizzata d’occhio da una multinazionale all’altra che mette a disagio il sottoscritto più di una volta. Poi ci sono sprazzi di situazioni ben gestite (il discorso sugli hater, sui like e la loro conversione in denaro, sul clickbait e sul malware che sfrutta le debolezze) in un continuo stiracchiamento della metafora originale – il deep web ad esempio è il quartiere più in basso popolato da mostri. E vabbè. Non ho una conclusione vera e propria. Il film è ironico e piacevole, ma anche nel suo triplo carpiato di autoironia (la visita al sito Oh My Disney dove tutte le IP Disney, Lucas, Marvel e Fox convivono in una scena che fa già impallidire Ready Player One) lascia comunque un amaro in bocca perché ci mette di fronte a una realtà “fuor di metafora” che troppo spesso fingiamo di ignorare: quelle multinazionali lì lasciano la loro impronta su tutte le nostre vite. Poi comunque niente, tutte le scene nel gioco di macchine tipo GTA sono TOP! #recensioniflash