PROGRAMMAZIONE EMOZIONALE

Non so di preciso quale collaboratore di Nanni Moretti abbia curato la programmazione del TFF. Una cosa però è certa. Il tizio va santificato. Subito. Non ha nulla di umano la perfezione con la quale stamattina ha infilato all’Ambrosio una doppietta di pellicole che mi hanno colpito al cuore.

Ma andiamo con ordine. I due film in questione erano Mein Freund Aus Faro (in concorso) e Låt den Rätte Komma In (fuori concorso). Parole chiave: pubertà e lesbismo nel primo caso, pubertà e vampirismo nel secondo. Ora, essendo io un grande fan del vampirismo, del lesbismo, e soprattutto della pubertà, non potevo mancare all’appuntamento.

In due parole, Mein Freund Aus Faro è un film tedesco a tematica glbt che riesce a non cadere né nel cliché del film gay né nella tristezza del “film tedesco”. Guarda con un occhio a Boys Don’t Cry ma non esagera col mélo, mettendo in scena una storia d’amore pura e totalizzante vissuta attraverso gli occhi e il corpo di una giovane donna androgina che – innamoratasi di una ragazza conosciuta per caso – si finge maschio e per di più portoghese. Ciò che rende tutto credibile è la protagonista, che tiene sulle spalle (larghe) l’ossatura del film. E poi il ritmo, la leggerezza, la sincerità. L’impossibilità dei sentimenti.

Riguardo a Låt den Rätte Komma In, posso solo dire che raramente mi capita di vedere al cinema un film che mi coinvolge emotivamente così tanto. La storia è di per sé intrigante. Dodicenne svedese sfigato e molestato dai compagni incontra dodicenne attraente e carismatica. Peccato che lei è una vampira. Tra omicidi efferati, atmosfere lugubri (siamo nella suburra svedese anni ’80, mica cazzi) e dettagli splatter ma non troppo si sviluppa una storia d’amore sghemba, impossibile e struggente. Di più non dico, perché il film è veramente sorprendente. Uscirà in Italia a gennaio col titolo “Lasciami entrare”, ma suggerirei di vederlo in originale (si scarica facilmente l’edizione sottotitolata inglese cercando “Let the right one in”) prima che il doppiaggio e la promozione post-Twilight lo massacrino. Sappiate anche che stanno già preparando il remake made in USA, ma non riusciranno mai a cogliere la stessa atmosfera, soprattutto per quanto riguarda la recitazione perfetta dei due giovani protagonisti.

E veniamo al motivo profondo del coinvolgimento. La pubertà. Ho già scritto qui, forse, che tutto quanto segna in profondità la vita di una persona avviene tra l’undicesimo e il tredicesimo anno di età. Quando ho compiuto trentasei anni, per me era “tre volte dodici”. Perché penso che le cose significative, nella vita di un uomo, avvengano ogni dodici anni. E se penso alla mia vita, per quanto debba ammettere che in fatto di esperienze e relazioni gli anni più belli siano stati tra i diciannove e i ventinove, sul piano della vita emozionale il meglio è stato tra gli undici e i quindici anni.

A dodici anni la vita è pigra, bellissima e crudele. A dodici anni il sesso è una scoperta che attrae e spaventa. A dodici anni l’amore è perfetto, senza limiti e senza compromessi. Le sensazioni che provi quando ti innamori a dodici anni non si ripetono mai più nella vita: a quindici sei già proiettato verso la penetrazione, a venti verso il sesso seriale e a venticinque, se tutto va bene, a costruire qualcosa in comune con un partner.

Oggi è normale pensare che tutto cambia, che il mutamento è il senso della vita, che le persone così come le storie d’amore funzionano perché cambiano e si evolvono continuamente. Ma a dodici anni tutto è immobile e perfetto. Si può sperare che nulla cambi, e che “per sempre” voglia dire “per sempre così”: non crescere mai, non crescere più.

Film come quelli visti oggi riguardano le emozioni dei dodici anni. Emozioni fortissime, che ti segnano per il resto della vita, che – se riproposte – soffiano via le sovrastrutture della cosiddetta maturità e ti fanno ritrovare la parte più profonda di te. “Ma è solo un thriller/ un horror / un mélo” diranno i miei giovani lettori. Non è così. Sono film – rari – che rimangono negli occhi e nel cuore per diverse ore dopo la visione, come i sogni più vividi, quelli che non si sfilacciano al mattino.

E questo è il Cinema. Come dovrebbe essere.

4 risposte a “PROGRAMMAZIONE EMOZIONALE”

  1. guarda, adesso sono malato ma ho spedito Stefi a comprare il libro immediatamente.
    Ho letto in giro sui forum, e ho capito che se il film è un perla, il libro… è un’ostrica :-))
    Nasce tutto da quell’inquetante inquadratura dei genitali di Eli… Non voglio spoilerare, ma c’è un delirio dietro a sta cosa che nel libro viene spiegata…
    Questa storia mi sta mandando in fissa, sono in fissa con Oskar e Eli, peggio di quando mi è partita la fissa di Harry Potter nel 2001 😀
    L’ho già visto una seconda volta e chiaramente comincia ad emergere la sottile differenza tra amore e manipolazione. Il film è veramente un qualcosa di magico, una sorta di “Miriam si sveglia a mezzanotte” però con i bambini e incrociato con “Lost In Translation” (mi riferisco all’inquadratura finale, ma grazie a dio ho già scoperto cosa si dicono i due, se no non ci dormivo per una settimana… benedetti forum di discussione)!
    Va beh, se vuoi ne riparliamo via mail così non ammorbiamo e non spoileriamo.

  2. che bello questo post! veramente!
    ti consiglio solo, visto che ti è piaciuto “lasciami entrare” di leggere il libro da cui è stato tratto. Lo ha scritto John Ajvide Linqvist. Suo è anche il bellissimo e commoventissimo “L’estate dei morti viventi” che a dispetto del titolo un po’ trash (da film di Fulci) è una storia profondissima sul mistero della morte e su quel che si costruisce attorno alla perdita di una persona cara… E’ un horror, ma mi ha trafitta al cuore.
    Baci!

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