NOMADLAND, IL RITORNO IN SALA E LE ALTRE STORIE

Questo mese segna un cambio di passo grazie ad un simbolico ritorno in sala per un film che… avevo già visto due volte in streaming. Ma che vi devo dire, valeva la pena. Stagione di Oscar, quindi sono uscite diverse cose interessanti, alcune come sempre sui soliti canali Prime Netflix Disney+, altre un po’ più da “scavare” nel mare magnum dell’Internet. C’è stato tempo e spazio anche per un paio di interessanti rewatch anni ’80. Lieto di presentarvi le rece di maggio, via che si va.

NOMADLAND (Chloé Zhao, 2021)

In queste settimane, complice la solita primavera gelida e piovosa, sto andando praticamente in letargo e il sonno non mi basta mai. C’erano un tot di film che volevo vedere e invece, per un motivo o per l’altro, ne ho visti sempre e solo due. Nel senso che li ho visti tre volte. Uno è Nomadland, che stasera mi appresto a vedere per la terza volta in sala (al Cinema Classico) per dare un segnale a me stesso e al mondo dello spettacolo, ma per vari motivi l’ho già visto due volte su Disney+. Nomadland è un oggetto curioso, una narrazione senza dramma, una sorta di documentario giocato su un alternanza di campi lunghissimi e primissimi piani. Nomadland è l’unico western possibile nel 2021, mi viene da dire. Giocato tutto su una protagonista (Frances McDormand) che nel film è uno dei pochissimi attori professionisti e sul viaggio – esteriore ma anche interiore, così come si conviene al genere “on the road” – che compie verso una piena libertà (più una libertà da che una libertà di, ma insomma, ci siamo capiti). Eppure, nonostante il film parli di persone di mezza età che mollano tutto e vivono nei loro camioncini e roulotte, l’ho trovato una delle cose più appassionanti viste ultimamente. Lo sguardo di Chloe Zhao si tiene sempre laterale, questo si capisce molto bene in molte sequenze. Sarà quello. Comunque mi è piaciuto moltissimo. #recensioniflash

THE MITCHELLS VS THE MACHINES (Mike Rianda / Jeff Rowe, 2021)

Un altro film che ho già visto tre volte (e me ne toccheranno altre mi sa) è I Mitchell contro le macchine, su Netflix. Molto divertente, anche alla terza visione si fa apprezzare, anche perché a questo punto guardi in astratto alcune sperimentazioni nell’animazione, che è un misto di 2D e 3D un po’ come in Spider-Man Into the Spiderverse (stesso team) ma meno riuscito e meno di impatto. Qui è giocato tutto più sulla carineria di una certa estetica da tiktoker / instagrammer / youtuber che piace moltissimo ai bambini ma senza diventare pedante. La trama è il solito canovaccio (anche qui) on the road con la famiglia stile Griswold che fa un viaggio per legare bene e invece guarda un po’ arriva l’apocalisse robotica. Le interazioni dei Mitchell sono spassose e colorate, mentre quelle dei nemici robot sono gelide e hanno un’estetica che da Tron (o meglio da “copertina di album dei Journey”) arriva fino a Matrix e Terminator. Un po’ frenetico e un po’ lungo, ma fa il suo lavoro bene.
#recensioniflash

DEMONI (Lamberto Bava, 1985)

Momento insonnia: cosa c’è di meglio di un rewatch dei miei amatissimi horror anni ‘80? E Demoni di Lamberto Bava, con Natasha Hovey e Urbano Barberini è l’epitome degli anni ‘80, con le spalline e i capelli laccatissimi (poi strappati a scalpo dai demoni), i punk berlinesi drogati, il pappone stile blaxploitation che non c’entra veramente nulla, la recitazione a cazzo di cane, la moto Cagiva in mezzo all’atrio del cinema che non mi ricordavo perché era lì e poi invece era funzionale alla tamarriade del finale e soprattutto la rivelazione che uno dei protagonisti era un giovanissimo Alessandro Palladini di UPAS (rivelazione nella rivelazione: Guido Baldi è il figlio di Macha Méril, attrice godardiana e argentiana). Comunque Sergio Stivaletti qui spaccava di brutto, quello che fa alle facce degli attori con sangue finto, vomitini vari, denti demoniaci e deformazioni varie è da Oscar. Anche il finale shock a sorpresa non lo ricordavo. L’anno dopo (oltre a Demoni 2 con Nancy Brilli) usciva in Italia il primo numero di Dylan Dog. Nostalgia canaglia. #recensioniflash

DEMONI 2… L’INCUBO RITORNA (Lamberto Bava, 1986)

Per fare un po’ il paio ho rivisto anche Demoni 2… L’incubo ritorna, che peraltro è stato uno dei primi film “vietati ai minori” visti al cinema in gruppo con i compagni di classe a far casino con le musiche dei Cult, di Billy Idol e altre simpatiche tamarrate (NB: l’album della colonna sonora del primo film era RCA, questo era direttamente Beggars Banquet). Si difendono ancora bene, come sempre, le creazioni ultrasplatter di Stivaletti, mentre il resto del film è una copia sbiadita (a volte anche con gli stessi attori) del primo film. Laddove c’era la sala cinematografica qui c’è l’home video, con grezzi (ma apprezzati) riferimenti a Cronenberg, Romero, Carpenter e tutto quanto faceva (e fa) body horror. Non si risparmiano nemmeno i cani e i bambini e questo – in un film di questo genere – è molto apprezzabile (nella foto il fastidiosissimo bambino demone). Nancy Brilli scream queen non la ricordavo ma non è così spiacevole. Imbarazzante il finale col parto nello studio televisivo. Credo comunque che di tutta la mini-saga dei Demoni, tutti si ricordino sostanzialmente la festa in casa di Sally, gli amici sandymartoneschi che ballano felici, Sally darkettona che si isola e finalmente la trasformazione in Demone festaiolo sulle note di She Sells Sanctuary. #recensioniflash

THE WOMAN AT THE WINDOW (Joe Wright, 2021)

Ieri sera ho visto questo curioso esperimento hitchcockiano “La donna alla finestra” (già dal titolo, dalle prime inquadrature e dal primo inserto di film-nel-film, spudorato proprio) che devo dire un po’ mi ha incuriosito. Bla bla bla, primo in classifica su Netflix in tutto il mondo, bla bla bla doveva uscire in sala ma poi Covid, le solite cose. Però ci sono Amy Adams, Julianne Moore, Jennifer Jason Leigh, Gary Oldman e mezzo cast di The Falcon and the Winter Soldier. Insomma detta così è una bella storia. E infatti c’è anche il colpo di scena non eccessivamente telefonato (cioè sì, il primo colpo di scena è un po’ telefonato, il secondo meno) e si lascia guardare anche grazie alle sempre impeccabili musiche di Danny Elfman e luci di Bruno Delbonnel. Il film è di Joe Wright al quale non sarà parso vero di poter fare il thrillerone innestandoci però la sua particolare idea di eleganza filmica che consiste in soluzioni ultrateatrali cacciate in gola allo spettatore che però devo dire nel contesto sono abbastanza digeribili. Tutto il film è una pièce teatrale con pochi personaggi e molti spiegoni, ma insomma, non lo butterei via. Se vi piace il genere “Gattara fuori di testa che vede omicidi ovunque e nessuno le crede e poi sorpresona bisognava crederle”, è il film per voi. Amy Adams sempre più animale notturno. Nella foto, James Stewart. #recensioniflash

NOBODY (Ilya Naishuller, 2021)

Se vi capita di vedere Nobody, sappiate che è un film che promette e mantiene. 91 minuti di mazzate secche, una sorta di John Wick più asciutto e meno videogame. E ve lo dice uno che venera John Wick. Ma andiamo con ordine. Voi ve lo vedete questo tizio qua sotto nei panni di un action hero coi controcoglioni? Bob Odenkirk: una scelta quantomeno bizzarra per un film del genere. Eppure funziona alla grande. John Wick è una macchina da guerra. Hutch Mansell pure, ma è un po’ più arruginito e imbolsito, ne prende anche lui parecchie, lavora bene con le armi ma soprattutto a mani nude. Quello che ho trovato impressionante in Nobody è che i combattimenti sono “onesti”. Cioè, riesci a capire e a “fare tuo” ogni calcio, ogni pugno, ogni mascella gomito ginocchio spezzato. Un altro riferimento per me chiave in questo film è quello all’action anni ’80 (per la precisione: Commando). Russi cattivi a iosa, un bodycount inusitato, uno showdown finale con quel tipico piglio da “i cattivi hanno una mira di merda mentre lui precisissimo li fa fuori tutti”. Intendiamoci, tutto valore aggiunto. La trama è… la solita trama (sei venuto a rompere i coglioni alla mia famiglia, io faccio fuori te e tutti i tuoi 237 scagnozzi), ma non si può chiedere altro a questo tipo di film se non di andare dritto per la sua strada senza troppi cazzeggi. I primi cinque minuti dipingono la vita da medioman di Hutch, ma ben presto viene fuori che lui era un ex 007 in prepensionamento. Geniale la figura del vecchio padre (Christopher Lloyd) che si ritaglia il ruolo della spalla che ha i one-liner migliori – i più anni ’80, quantomeno. Ovviamente occhio alla scena post-credits perché sicuro come la merda che diventerà un franchise, e Bob Odenkirk il nostro nuovo, improbabile Liam Neeson / Keanu Reeves. #recensioniflash

PROMISING YOUNG WOMAN (Emerald Fennell, 2021)

Promising Young Woman è un film sinceramente disturbante. Metto le mani avanti, non posso e non voglio dire molto sulla trama. Posso dire che meritava ben più dei premi che ha vinto in giro per il mondo e che se così non è stato probabilmente è per via del carattere complesso e problematico della sceneggiatura e dell’interpretazione di Carey Mulligan. O per il pastiche di generi differenti, che non sempre è gradito: Promising Young Woman parte come una commedia indie dai colori pastello che qua e là fa affiorare un mélo di un’angoscia esistenziale totale misto a quel sottogenere rape & revenge stile I Spit on Your Grave o Hard Candy che però viene rivoltato come un calzino. Cassie (Carey Mulligan) è una donna promettente che ha lasciato la facoltà di medicina (scopriremo poi perché, c’è una backstory che viene svelata poco a poco) e fa questa cosa di fingersi ubriaca persa, farsi abbordare dai classici “bravi ragazzi” che tentano invariabilmente di farsela ma lei non è ubriaca per niente e li mette di fronte al loro squallore umano. Il film è un rimando continuo alla rape culture, al cameratismo da “bro code”, alla mascolinità tossica, al trauma costante che le donne vivono nella società patriarcale e soprattutto uno schiaffo al concetto di “nice guy”, del “ma io non sono così”. Uno schiaffo che fa malissimo e nonostante faccia malissimo io non posso che consigliare a tutti gli amici maschi di vedere il film con attenzione. Non posso parlare dal punto di vista femminile, ovviamente, ma credo che Promising Young Woman sia abbastanza disturbante anche per chi magari certi traumi li ha vissuti. Comunque sia, Cassie cerca vendetta per una violenza accaduta anni prima, e nella sua ricerca di vendetta fa anche cose di cui non va orgogliosa. È una persona traumatizzata, complicata, la sua storia ad un certo punto sembra aprirsi a una vera e propria rom-com, ma non è cosa, ve lo dico. Promising Young Woman è uno di quei film dove ad un certo punto tu non te lo aspetti ma succede qualcosa di talmente inaudito che ti viene voglia di spegnere e chiudere tutto. Eppure ha il coraggio di uno sberleffo finale che è un pugno nei coglioni al patriarcato – uno di quei finali che o lo si ama o lo si odia, ma più probabilmente lo si odia. Avrà anche dei difetti, questo film, però è potente, non conciliante e non assolutorio, e credo mi rimarrà in testa e nello stomaco per molto tempo. Dal punto di vista del puro fomento audiovisivo, c’è una cover super dark di Toxic di Britney Spears in una scena che mi ha fatto saltare dalla sedia. A parte Carey Mulligan immensa, c’è tutto un cast di contorno che funziona benissimo. Pare che la regista Emerald Fennell (la conoscete perché è Camilla Parker Bowles in The Crown) abbia scelto tutti gli attori maschi in base al fatto che fossero famosi per aver recitato sempre ruoli di “bravi ragazzi”. Capirete perché vedendo il film. #recensioniflash

ARMY OF THE DEAD (Zack Snyder, 2021)

Ciao carissimi. Volete vedere Army of the Dead su Netflix? Padronissimi, io però vi risparmio le due ore e mezza (che per Zack Snyder sembrano ancora poche) e vi dico: va benissimo se vi guardate i titoli di testa, godete tantissimo (i suoi migliori dai tempi di Watchmen) e poi spegnete. Oppure andate avanti veloce saltando diciamo una cinquantina di minuti e ricominciate da lì. No, a parte gli scherzi. Quando sei uno bravissimo a fare le scene di azione / tensione / smembramenti / splatter, limitati a fare le scene di azione / tensione / smembramenti / splatter. Qui si è voluto innestare il film di zombie con il sottogenere heist movie, che sulla carta per carità funziona anche, ma poi ci metti un’ora di film a costruire la gang di scassinatori presentando una serie di personaggi unidimensionali che facevi prima a metterli lì e basta, senza tentare dialoghi profondissimi sulle relazioni, linee comiche che non fanno ridere e chissà cos’altro. Grande fomento per la tigre zombie che poi è una trashata venuta pure maluccio in CG. Gli zombie, loro, poracci, sono pure fighi – nell’ottica degli zombie di Snyder, che sono veloci, cattivi e strutturati in gerarchie sociali primitive ma efficaci (c’è pure la storia malata della regina zombie incinta del re zombie). E quindi: è uno Zack Snyder a tutto tondo (fa tutto lui a 360 gradi) che però copia Doomsday, copia 1997 Fuga da New York, copia questo e quello riuscendo ad annegare tutte le cose belle in un delirio di lungaggini inutili. Grazie, eh. #recensioniflash

WILLY’S WONDERLAND (Kevin Lewis, 2021)

A tutti piacciono i film dove Nicolas Cage sclera. Dato questo assunto incontrovertibile, parliamo di Willy’s Wonderland, un NicCageSclero™️ del 2021 che per un cultore dei NicCageScleri™️ non è possibile non vedere. Perché c’è Nic Cage che non dice una parola ma mena di brutto, perché c’è Nic Cage che si sporca tutto di olio nero, perché c’è Nic Cage con gli occhi da pazzo e il bacino svirgolante che gioca a flipper, perché c’è Nic Cage che va in modalità bidello ultraviolento, perché c’è Nic Cage e basta, vorrei dire. Purtroppo però devo segnalarvi che Willy’s Wonderland, nonostante Nic Cage al top delle sue possibilità è veramente un film demmerda. Ma proprio tanto, tanto demmerda. E non è nemmeno “talmente demmerda che fa il giro e diventa bello”, come The Banana Splits Movie (di cui vi ho già parlato e dovreste ricordarlo se siete veri cultori dell’horror pupazzoso). No, questo è proprio demmerda e basta. Ora voi – che magari avete trovato demmerda anche The Banana Splits Movie (il che mi fa dubitare delle vostre facoltà mentali perché, voglio dire, squartamenti selvaggi e “one banana two banana”) – vi chiederete che bisogno c’era di fare un film che è la copia moscia di quello dei Banana Splits. Nessun bisogno, è chiaro. Se non favorire immagini di Nic Cage che beve tipo 8 RedBull nel corso del film e sclera di brutto. Qui ci sono dei pupazzoni animatronici brutti che si dice che ospitino le anime perverse di un gruppo di satanisti tristi dell’Oklahoma che si risvegliano nottetempo per mangiare chi gli capita a tiro. Nella fattispecie Nic Cage e un gruppo di cinque pischelli dementi. Nic ovviamente je mena e tutti gli animatronic fanno una brutta fine tra schizzi di olio per macchine. La cosa buffa se vogliamo paragonarlo alle comiche dell’epoca del muto, è che Nic ha promesso di pulire il posto alla stragrande e ad ogni animatronicidio il posto si sporca di olio per macchine e sangue per cui Nic fa la faccia da Oliver Hardy, sversa gli occhi al cielo e ricomincia daccapo a pulire. E niente, è una meravigliosa stronzata (e peraltro bisogna anche andarsela a cercare fuori dai normali circuiti… perché questo fanno i sacerdoti del culto del NicCageSclero™️). #recensioniflash