EXTREME KLUTZINESS

Il sesso è difficile.
Cioè, non difficile da fare, quello viene abbastanza naturale. Ma per molti uomini è difficile gestire correttamente la situazione. Io, per esempio, mi sono sempre sentito come la persona più imbranata e maldestra del mondo, capace di dire o fare sempre la cosa sbagliata al momento sbagliato. Da piccolo vedevo i primi film di Woody Allen e già mi ci identificavo. Poco più che ventenne, il modello è diventato il protagonista sfigato di American Pie.
Sono quello che in yiddish si definisce un klutz.

Con gli anni ho saputo crearmi un personaggio sufficientemente moderato da nascondere il totale deficiente che è in me, ma le figure di merda – e intendo quelle clamorose, che ti strozzano in gola qualunque commento perché ogni parola sarebbe comunque inopportuna – sono sempre in agguato. La tensione a volte è insostenibile, anche perché tuttora mi accorgo di sfiorare pericolosamente il baratro, come quando volevo mostrare ad un gruppo di amiche alcune foto di un matrimonio ed è apparso a pieno iPhone il fondoschiena di Darla Mayhem, pornoprincipessa delle curve abbondanti. Naturalmente, con la maturità, ho interiorizzato tecniche sopraffine per non farmi sgamare, e anche in questo caso è bastato un veloce colpo di dita e un sangue freddo leggendario (“…ed ecco qua la sposa… no, quella di prima era una pagina di Wikipedia sulla mitologia nordica…”).

Ogni piccola figura di merda che rischio o che faccio veramente mi fa tornare alla mente quelle più leggendarie, più vergognose, più citate da amici e parenti. Potrei riportarne in particolare due.

1983: il professore di religione chiama a colloquio i miei genitori per capire insieme cosa fare di me e della mia educazione. Pochi giorni prima, don Sandro mi aveva preso per un’orecchio e trascinato fuori dalla classe. Il motivo? Annoiato dalla visione di Fratello sole, sorella luna (potete darmi torto?) avevo disegnato con la penna biro un enorme graffito fallico sulla camicia del ragazzo del banco davanti. E allora non esistevano gli smacchiatori specifici per penna biro. Il graffito era piuttosto realistico ed evocativo, ma ai miei genitori questo non sembrava un dettaglio di cui essere orgogliosi. A don Sandro, stranamente, neanche. A ripensarci, la cosa che mi stranisce di più è che anche il mio compagno di classe si è preso una valanga di mazzate dalla madre per non essersi accorto che qualcuno gli aveva disegnato un cazzo sulla schiena. A quei tempi non si facevano sconti a nessuno.

1991: la signora che va a fare i lavori domestici dai miei si porta dietro la figlia di 9 anni. Siamo in estate, la scuola è finita e non sa dove parcheggiarla. Quale miglior soluzione di metterla seduta davanti al televisore piazzandole la videocassetta di Charlie anche i cani vanno in paradiso? Peccato che quella fosse in realtà una videocassetta di Jessica Rizzo trafugata dal retro del porno shop con cui condividevo il cortile, sulla quale avevo astutamente apposto un’etichetta adesiva che riportava il titolo del più irritante e noioso film della storia del cinema di animazione. Di cani, nel film di Jessica Rizzo, nemmeno l’ombra. La bambina ha chiamato la madre, la signora scandalizzata ha portato la videocassetta ai miei, il resto è storia. Nota bene: si può uscire indenni da una situazione del genere addossando la colpa ad un amico burlone che ti passa un film porno facendoti credere di prestarti quel bellissimo film animato coi cani che avresti sempre voluto vedere. Si sa come sono i goliardi…

Ma la mia vita è disseminata di episodi del genere: apprezzamenti volgari nei confronti di ragazze straniere che poi si rivelano italianissime e dotate di fidanzato altrettanto italiano e assolutamente poco incline al confronto verbale, urgentissime pipì dietro autobus che poi partono lasciandomi alla vista di tutti gli automobilisti, frasi sconvenienti urlate in posti rumorosi nell’esatto momento in cui per un perverso scherzo del destino si manifesta un momento di silenzio agghiacciante. L’esperienza della vergogna ce l’ho ben chiara, diciamo.

Comunque, con la klutziness si può convivere.
A volte basta un piccolo colpo di fortuna. L’altro giorno, ad esempio, mia suocera mi ha chiesto di scaricarle un film di Ken Loach. Io, che sono un animo buono, l’ho fatto e gliel’ho masterizzato su un DVD. Meno male che Stefi ha voluto vederlo prima lei: invece di Ken Loach c’era un intero porno giapponese, con attori giapponesi che preparavano il sushi completamente nudi e attrici giapponesi che gemevano (s)vestite da studentesse.
Ma anche in questo caso non è colpa mia… si sa che eMule a volte fa di questi scherzi!