EFFETTO MADELEINE (A ME PROUST MI FA UNA PIPPA)

Sapete, no, come funziona il senso dell’olfatto. Se non lo sapete, un attimo solo che vado a mettermi il camice da Sapientino Interattivo e ve lo dico io. Ci sono queste molecole di odore, che vagano per l’aere e vengono intercettate dai recettori olfattivi lì alla radice del naso. L’informazione viene tradotta in impulso nervoso che insomma per farla breve arriva all’ipotalamo e all’amigdala (no, non è la regina di Star Wars). E quelle sono parti del cervello che non scherzano, sono ben nascoste. Sono primitive. Ecco spiegato perché l’olfatto dà a molti l’impressione di un senso animalesco, da tacitare spruzzando intorno essenza di gelsomino. Invece io, che oltre ad essere sapientino sono anche un po’ una bestia, lo tengo in grandissima considerazione e più spesso di quanto non sembri analizzo il mondo intorno a me con l’aiuto delle mie pinne (nasali). Il problema è che esistono le disosmie (alterazioni del sistema olfattivo) che possono essere portate da disturbi neurologici ma anche solo da bruschi sbalzi di pressione atmosferica. Come in questa stagione di improvvise tempeste tropicali, qui nell’esotica Torino. In questi casi si verifica in me una sorta di iperosmia, uno stato in cui mi arrivano mille odori diversi nello spazio di un secondo (o di un metro quadro). E gli odori così improvvisi scatenano il cosiddetto effetto madeleine – fenomeno descritto in Alla ricerca del tempo perduto in cui l’odore dei biscotti appena sfornati portava Proust a ricordare episodi della sua infanzia. Io durante il tornado di ieri e nei momenti immediatamente successivi ho distinto diversi odori ad effetto madeleine:

  • urina stantia
    un classico cittadino, scatena ricordi di antichi e amatissimi vespasiani
  • tabacco da pipa
    inusuale, ricorda tardi pomeriggi in campagna con zii e nonni
  • erba tagliata
    più sgradevole di quanto dovrebbe, evoca visioni di esclusivi club lacustri eporediesi
  • caffè appena torrefatto
    una piccola meraviglia urbana che mi ricorda la nonna e il suo macinino
  • fanghiglia di fiume
    anche se siamo a Torino mi ricorda subito la Dora di Ivrea e i suoi ratti muschiati

E se annuso ancora arriva odore di cartoleria, odore di ferramenta, odore di ciabattino e odore di panetteria. Il mix di tutto questo è l’odore della mia città, della mia realtà. E voi ce li avete gli effetti madeleine? Ditemi che non sono l’unico pazzo che va in giro sniffando i muri!

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4 risposte a “EFFETTO MADELEINE (A ME PROUST MI FA UNA PIPPA)”

  1. Confermo che non sei il solo, anch’io soffro di iperosmia e di ventate e tempeste di odori; gli odori sono legati alle nostre emozioni ed al “tempo perduto” di cui ci riportano i ricordi. Ciao, tranquillo, siamo in parecchi.

  2. anche io! anche io!

    in un libro (non ricordo quale) che lessi una volta c’era una cameriera che parlando con un avventore si vantava di avere un olfatto finissimo.

    “che fortuna” diceva l’avventore “non lo direbbe se avesse sposato mio marito” rispondeva lei…

    r

  3. Confermo l’odore di fango = dora (anche se in anse meno cittadine) e i vespasiani dei giardinetti.

    Invece l’erba tagliata = canottieri mi manca. Era troppo esclusivo evidentemente! 😀

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