CINEMA CHE UCCIDE

Ho (ri)scoperto un nuovo concetto di cinema: la matinée. Quando ero piccino io, si poteva andare al cinema a tutte le ore del giorno, diciamo dalle 10 in avanti. Durante la mia adolescenza questo tipo di orario è stato riservato solo alle sale a luci rosse (quasi come se avessero capito che i miei gusti stavano cambiando). Dagli anni ’90 in poi l’unica possibilità di andare al cinema di mattina per me è stato (ed è tuttora) il Torino Film Festival. E invece, che ti combina il Pathé (sarebbe il cinema vicino casa)? Organizza le matinée domanicali alle 11! A prezzo ridotto! Con tamarri in sala pari quasi a zero! Troppo bello per essere vero… Lo testo subito con un caffé macchiato e una visione totalizzante di Inglourious Basterds!

Lo so, sto usando troppi punti esclamativi rispetto al solito! Adesso mi calmo. Non è così facile parlare senza esclamazioni di Inglourious Basterds.

I bastardi, o li ami o li odi. Un po’ come tutto il cinema di QT. C’è qualche detrattore, che punta il dito sul solito pasticcio di generi e stili. Ma QT in questo è un po’ come il nostro Mr. B.: i suoi ammiratori (me compreso) vengono improvvisamente spogliati di senso critico una volta entrati in sala. E comunque dài, a mente fredda: Inglourious Basterds è il miglior film di QT dopo Pulp Fiction. Voglio dire, non è che non ci siano stati film entusiasmanti, nel frattempo. Ognuno con i suoi buoni motivi per assurgere all’olimpo dei film del cuore di ogni bravo fanboy. Ma qui si deborda meno, si godardeggia di più e il solito citazionismo colpisce maggiormente al cuore.

Tra l’altro un film in cui le due anime, americana ed europea sono perfettamente bilanciate. Un film che purtroppo non sono riuscito a vedere in originale: porca zozza, il 90% del film è in francese o tedesco, costava tanto lasciare anche quel 10% di inglese… in inglese? Ma non si può pretendere tutto da una matinée, immagino. Un film che come sempre ha una soundtrack ricca di colpi di scena: stavolta è quasi tutto Morricone riciclato, con un pizzico di Schifrin e Bernstein e una chicca nel prefinale tutta da gustare (vedi sotto).

I primi quattro capitoli del film (sì, anche questo è diviso in capitoli) sembrano altrettanti film a sé stanti, salvo poi ritrovare tutti i personaggi nel quinto, catartico, capitolo (dal titolo più improbabile di tutti “La vendetta della faccia gigante“). Semplificando, il primo capitolo è quello che fa da subito gridare al capolavoro. Quello che evidenzia con un apparentemente semplice dialogo sul latte, le pipe e la vita contadina tutta l’idea tarantiniana di “spaghetti western nella francia nazista”. QT scomoda Sergio Leone e John Ford in modo non gratuito (diciamo pure che nulla nel film è “gratuito” e che QT si è abbastanza tenuto, stavolta). Circa mezz’ora di interrogatorio in cui la tensione aumenta fino ad esplodere nell’ultimo minuto della scena. E con buona pace di tutti gli altri interpreti, Christoph Waltz meriterebbe dieci Oscar.

Il secondo capitolo è… Beh, il “solito” QT. Quello che ti aspetti – quello su cui ha puntato il trailer e tutto il marketing del film. Brad Pitt e soci che fanno lo scalpo ai nazi e gli spaccano il cranio con le mazze da baseball. C’è tutto quello che ci piace, in una mezz’ora a tratti un tantino autocelebrativa ma sempre estremamente godibile. Nel terzo capitolo incontriamo (ritroviamo) la vera protagonista del film, Shosanna Dreyfus. Gestisce un cinema nella Parigi occupata, dice frasi immense come (cito a memoria) “Sono francese. Noi francesi rispettiamo i registi” e si trova la sua tremenda vendetta servita su un piatto d’argento.

Il quarto capitolo contiene l’immancabile stallo alla messicana con massacro finale, impreziosito da un cameo di Mike Myers nel ruolo del generale Fenech (!) e da una Diane Kruger mai così in parte (il dialogo sul tavolo operatorio tra lei e Brad Pitt cancella le “colpe” di Troy). Il quinto capitolo comincia con una sequenza da antologia (la mia preferita del film): Mélanie Laurent / Shosanna si trucca sulle note di David Bowie prima del massacro cinematografico. Come dire: i film di QT sono sempre stati un po’ un gioco di testa. Nel quinto capitolo di Inglourious Basterds si abbandona la testa e ci si sposta nel cuore. Nella passione dell’odio, dell’amore per il cinema e nel cinema, della vendetta. Una fantasia bruciante in cui anche la storia cambia, perché non è la storia che interessa a QT ma la fiamma dei suoi personaggi.

Tutto va a fuoco, mentre è una faccia gigante su uno schermo argenteo a vendicare l’olocausto.
Il cinema che vince sulla realtà. Il cinema che uccide.

6 risposte a “CINEMA CHE UCCIDE”

  1. Esatto, è un film più classico, ma da Tarantino forse ci aspetta sempre fantasmagorici caleidoscopi 🙂
    No, come finale parlo proprio del capitolo quattro…non lo so, mi sembra che ci siano un po’ di ingenuità, anche se poi alla fine non bisogna certo avere pretese di realismo in un film del buon Quentin…però, mi chiedevo guardando il film…possibile che in una sala cinematografica in cui sono assembrati i principali gerarchi nazisti, sia così semplice uscire dalla cabina di proiezione, sbarrare le porte della sala, senza che nessuno se ne accorga? Nel suo essere film “classico”, questa mi è sembrata una stonatura evidente…

    Comunque la mia è una umilissima opionione: massimo rispetto a te che di cinema ne mastichi ben più del sottoscritto..:-)

  2. questione di punti di vista, Kill Bill è un caleidoscopio, questo è tutto sommato un film più “classico”. Ma io lo metto un gradino sopra a Kill Bill e – concordo – sotto ai primi due. e comunque dai il finale dei Basterds è fantasmagorico… se ti riferisci al colonnello, quello è un po’ amaro, ma mi sembra fosse l’unica fine possibile, con guizzo pulp nell’ultima inquadratura 🙂

  3. Condivido il discorso sulla v.o., puoi sempre rifarti al Romano comunque..
    Recensione che condivido in larga parte, ma secondo me film alquanto discontinuo..il primo capitolo è assolutamente fantasico, mentre il finale…mi ha lasciato un pò con l’amaro in bocca…
    Un gradino sotto Kill Bill secondo me, e molto più in già rispetto ai primi due!

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