CAMERETTA BLUES

Cameretta BluesAlcuni di voi – i meno cinefili, suppongo – potrebbero chiedersi il perché di una siffatta illustrazione per questo post. Gli altri avranno colto al volo il riferimento. Si tratta della faccia del futuro genitore in contemplazione del mistero della cameretta (poco importa che qui Mia Farrow abbia appena scoperto la natura infernale della sua progenie, la cameretta ha in sé comunque qualcosa di diabolico).

Manca un mese al lieto evento: fino a qui tutto bene. Ma ormai da qualche settimana la donna è in preda alla sindrome del nido. E il futuro padre ha due possibilità. Se ne batte il culo, come si suol dire, o si fa trascinare nel vortice della follia. Io, nel timore di essere marchiato come un porco maschilista che ha una visione antiquata della paternità e che non capisce che oggi la parità sessuale richiede un cambiamento di paradigma nella genitorialità, non ho avuto cuore di battermene il culo, credetemi. E quindi, ho dovuto capitolare.

Dunque, bisogna preparare il nido, la nursery, la famosa “cameretta” – o comunque un angolo di casa dedicato al nascituro, nell’ingenua convinzione che quello sarà il suo spazio, e lui/lei non uscirà dal suo recinto fatto di pupazzetti e lenzuolini colorati. Solo l’osservazione e il confronto con altri padri vi fanno giungere ben presto alla realizzazione che “la sua cameretta” sarà in realtà l’intera superficie di casa vostra (e della vostra macchina, e delle case dei nonni, etc).

Ma non divaghiamo. Nelle ultime settimane un manipolo di amici dal cuore d’oro ci hanno prestato una quantità di materiale che potrebbe tranquillamente riempire un container. All’inizio pensi che vogliano svuotare le cantine affibiandoti una serie di oggetti dall’utilizzo poco chiaro (la “sdraietta”, il “cuscino allattamento”, gli “sterilizzatori”, il “paracolpi”), ma dopo pochi giorni, complice la lettura di qualche libro sul magico mondo dei neonati, ti trovi a guardare questi amici con gli occhi a forma di cuore, prostrandoti dinnanzi a loro perché, diciamolo, ti stanno risparmiando un esborso che possiamo stimare in almeno un migliaio di euro. Per un futuro padre in preda al cameretta blues non c’è niente come le amiche e gli amici che prestano cose: in fondo è tutta energia genitoriale che si rimette in gioco in un circolo virtuoso.

Se avete uno spazio dedicato – una camera in più, insomma – tutte queste cose vengono ammassate lì e lì rimangono, fino al momento della sindrome del nido. Poi, bene o male, arriva il momento di organizzare tutto perché mica vuoi spostare mobili e montare armadi mentre il pupo è appena tornato a casa dall’ospedale? Il futuro padre medio qui assume uno sguardo del tipo “No?” e viene sistematicamente fulminato. Perciò, ecco cosa ho fatto in questa settimana di vacanza: ho svuotato parte dei mobili già presenti nella cameretta, buttando o stipando da qualche altra parte le mie cose. Ho spostato i suddetti mobili in modo da liberare un paio di pareti. Ho strategicamente posizionato uno di questi mobili accanto al fasciatoio (ricordate, senza fasciatoio non è vera cameretta). Ho riempito il suddetto mobile di pannolini, creme, detergenti, salviettine, perché qui non scherziamo mica, si vis pacem para bellum. Successivamente, organizzata una spedizione all’Ikea, ho acquistato un armadio componibile della serie Stuva, ho cooptato un giovane e prestante amico per montarlo limitando al massimo il numero e l’intensità delle bestemmie e infine l’ho riempito disordinatamente di micro-body, tutine, pigiamini, pantaloncini, scarpine e cappellini (all’ordine ci penserà poi la futura mamma). Infine ho posizionato la culla in mezzo alla stanza che dà quel tocco finale e diciamo così “definitivo” alla cameretta (nota bene, la culla è vagamente simile a quella di Rosemary’s Baby, per cui abbiamo evitato la copertura in tulle, se no sai che angoscia).

Quindi, adesso c’è tutto. L’angolo nanna, l’angolo allattamento, l’angolo cambio pannolino, l’angolo svago. È pieno di angoli. Come futuro padre, sono soddisfatto di aver fatto la mia parte, e guardo con un misto di tenerezza e orrore la mia primipara attempata che in preda ad un raptus lava tutto col Napisan e stira (un’azione che a onor del vero non compiva da 6 o 7 anni) financo i lenzuolini e i teli assorbi pipì. Lei ha il suo punto di vista, la sua borsa per il reparto maternità da preparare e una pancia che sobbalza ad ogni movimento del pupo. Io ho il mio, che è maschile e non verrà mai tenuto adeguatamente in considerazione. Perciò mi sfogo qui e vi propinerò una serie di post sui momenti chiave della paternità.

Ora vi saluto. Domattina devo svegliarmi presto perché alla Prenatal fanno un corso sulla perfetta organizzazione delle camerette.
Stamattina ci hanno fatto una telefonata minacciosa per ricordarci di essere presenti. Secondo me alla fine, tipo dimostrazione delle pentole, tenteranno di venderci qualcosa.
Ma noi siamo a posto: ci hanno già prestato tutto… 😉

Una risposta a “CAMERETTA BLUES”

  1. hai installato qualche due/tre/cento webcam nella cameretta in modo da poter sempre monitorare il pupo?!?

    comunque la tua lettura – ispirata non c’è che dire! – mi ha fatto pensare ancora una volta che più che madre (che non sono) avrei desiderato maggiormente essere padre 🙂

I commenti sono chiusi.