il punto di vista dello script analyst

Quando si lavora sul mercato, non c’è sceneggiatore che tenga. Ogni storia, ogni dialogo, ogni personaggio viene vagliato da una figura che negli USA è imprescindibile: lo script analyst.

Lo script analyst viene pagato dagli studios per leggere migliaia di pagine e segnalare ai produttori le sceneggiature più appropriate da realizzare. Se il lavoro dello script analyst è buono, non ci sarà bisogno di uno script doctor durante la produzione del film. In ogni caso lo sceneggiatore americano deve barcamenarsi tra diverse figure che valutano il suo prodotto, lo scompongono, lo integrano, lo rendono più commercializzabile.

Va da sé che sarebbe utile avere un’idea di quello che uno script analyst cerca in una sceneggiatura prima ancora di scriverla. Sempre che l’intenzione sia quella di renderla appetibile per il mercato cinematografico. Abbiamo sentito il parere di Chris Rice, script analyst presso Scriptshark, che ci ha spiegato cosa cerca di preciso in una sceneggiatura.

P: Quali sono le cose che non possono mancare in una sceneggiatura?
C: Professionalità e sintesi sono i primi elementi che noto. Faccio un rapido conto delle pagine (con l’esperienza riesco ormai a indovinarlo dal peso del materiale), guardo la copertina per vedere le informazioni sull’autore, e lette le prime dieci pagine ho già un’idea chiara del grado di sintesi dello scrittore, e dell’accuratezza generale del materiale. Da lì in poi, cerco personaggi credibili e genuini, che non siano “nati a pagina uno”, che abbiano idee basate sul loro punto di vista nei confronti della vita e di cui possa sentire nostalgia una volta che la lettura sia finita. Altri elementi che vado cercando – e che secondo me sono molto sottostimati dagli studios oggi – sono il conflitto, il sottotesto nei dialoghi, la creatività, la fantasia e l’intelligenza.

P: Cosa rende un personaggio credibile?
C: In una parola: la verità. A dispetto delle credenze popolari, un personaggio non è necessariamente credibile solo perché ha un conflitto interiore derivato da un suo difetto di personalità. Piuttosto, la credibilità di un personaggio è fatta dello stesso, invisibile filo che va a costituire il tessuto del “tema”. La credibilità siamo io e te. Persone che affrontano piccole sfide ogni giorno, che si contraddicono di volta in volta, che lottano per scegliere tra quello che suggerisce la testa e quello che suggerirebbe il cuore. I personaggi credibili non devono fare faville. Basta che siano genuini come un qualsiasi essere umano.

P: Qual’è l’errore più comune che riscontri nelle sceneggiature che leggi?
C: L’assenza di conflitto, di sottotesto, di sintesi. Il lavoro dello scrittore non consiste solo nel creare un mondo completo e coerente con la sua storia e i suoi personaggi. E’ altrettanto importante che lo scrittore metta in scena una serie continua di ostacoli per i suoi personaggi. Senza ostacoli non c’è conflitto, e senza conflitto non c’è dramma. Allo stesso modo, spesso non c’è sottotesto nei dialoghi che leggo, e il sottotesto è assolutamente necessario in termini di credibilità. Infine, è compito dello scrittore di sceneggiature raccontare una storia con la massima economia: quando si parla di milioni di dollari spesi su ogni singola pagina, gli sceneggiatori non possono permettersi il lusso di esplorare diversi aspetti della storia… Limitatevi all’inseguimento!

P: Che tipo di sceneggiature di norma consigli agli studios?
C: Storie ben scritte e vivide, con personaggi autentici che lottano per trovare quello che cercano. Il triste (ma vero) adagio popolare “Qualcosa di nuovo, ma la stessa cosa” si applica molto bene al campo della sceneggiatura: io la chiamo “la legge di Wendy”. In parole povere, chi legge cerca qualcosa di nuovo, di fresco… ma fatto con gli stessi ingredienti di sempre. Wendy è uscito dal coro quando ha prodotto l’hamburger quadrato. Era qualcosa di nuovo e mai visto prima, eppure fatto esattamente degli stessi, soliti ingredienti che i clienti amavano…

P: Qual è la miglior sceneggiatura che hai letto?
C: The Truman Show è sicuramente la migliore che possiate aver visto tutti. Ma la migliore in assoluto – e una delle poche che ho raccomandato durante la mia carriera – è una sceneggiatura non prodotta presentata a Penny Marshall. Spero che riuscirete a vederla tra un paio d’anni!

Detto questo, teniamo a mente una cosa fondamentale. Il mercato USA e quello italiano differiscono quanto un elefante e una tabacchiera. Per farsi produrre una sceneggiatura in Italia bisogna avere conoscenze nel mondo politico e/o scrivere storie che possano essere agevolmente viste in prime time in televisione e che siano abbastanza nazionalpopolari da tramutarsi presto o tardi in una fiction. Gli script analyst qui sarebbero trattati come alieni. E poi nessuno si sognerebbe di pagarli! 🙂

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