10 PICCOLI INFERNI (IN UFFICIO)

10 PICCOLI INFERNI (IN UFFICIO)Necessaria premessa: non me ne vogliano i colleghi che leggeranno queste righe. Ogni riferimento a persone esistenti o fatti realmente accaduti è certamente voluto, ma quando il riferimento esiste, è a persone che non rientrano (e non dovrebbero mai rientrare) tra i lettori di questo blog. Detto ciò, è cosa nota a tutti che esistono persone, situazioni e convenzioni capaci di rendere le giornate in ufficio interminabili, e in definitiva simili ad un ameno soggiorno all’inferno. Vado a riepilogare in ordine sparso la top ten del fastidio, certo che – come sempre – ognuno di voi saprà completare la lista con altri piccoli inferni quotidiani…

1. LA RIUNIONE SENZA SCOPO
Chiunque ha sperimentato la riunione senza scopo sa che è il vero cancro della vita aziendale. La riunione senza scopo è quella che viene indetta coinvolgendo da un minimo di 7 a un massimo di 15 partecipanti, in cui ogni ufficio partecipante manda da 2 a 3 rappresentanti (uno titolato a parlare, l’altro semplicemente “di supporto”) e in cui ricorrono pratiche barbare come il “giro di tavolo” o la “divagazione metaforica”. Le riunioni senza scopo sono mortali perché prevedono sempre la presenza di almeno un capo/collega molesto, l’uso smodato di gergo aziendale e spesso si basano su un ordine del giorno apparentemente circostanziato ma in realtà vaghissimo. Ma soprattutto, la riunione senza scopo è – appunto – senza scopo. Non si decide nulla, si va solo per fare “il punto della situazione”. Per la qual cosa, probabilmente, poteva bastare una telefonata. L’unica soluzione alla riunione senza scopo è questa.

2. LA MAIL ANABOLIZZATA
La prima cosa da fare, arrivati in ufficio, è scaricare la mail. Ma perché ci mette tanto? Perché qualcuno (in genere un capo/collega molesto) ha inviato una mail anabolizzata. Come riconoscerle? Si tratta di mail che contengono più di 7 paragrafi di testo molto fitti, generalmente incomprensibili perché infarcite di riferimenti a precedenti (o future) riunioni senza scopo o a regolamenti aziendali risalenti ad anni prima. La mail anabolizzata ci mette tanto a scaricare perché contiene da 5 a 15 allegati che pesano ben più di uno o due Mb, da aprire ogniqualvolta nella email ricorra l’espressione (cfr. XLS/DOC/PDF/PPT allegato). La terza ed ultima peculiarità della mail anabolizzata è anche la più irritante e sta tutta nel campo CC del messaggio di posta. Chi scrive questo tipo di mail infatti ha la tendenza ad inserire in copia almeno altri 10 destinatari, in genere scelti tra i vertici aziendali e a cascata in tutta la gerarchia sovrastante il diretto destinatario.

3. IL GERGO CORPORATE/TECH/MARKETTARO
Il gergo aziendalista è una di quelle cose che fanno l’effetto dell’unghia che graffia la lavagna. Ci sono quelli che prediligono le espressioni angloamericane che fanno tanto manager, come “il timesheet”, la “conference call”, i “task assegnati”, la “to-do list”, il “delivery”, il “best effort”, il “look&feel delle slide”, il “framework”, gli “stakeholder”, il “momento di assestment”. Quelli che amano gli acronimi e – non solo per iscritto ma anche a voce – infarciscono i loro discorsi di FYI, ASAP, SWOT, ROI, etc. Quelli che osano, piegando alle leggi di un’italiano che solo loro riescono ad immaginare le parole inglesi di cui sopra (“attachalo alla mail”, “forwardami il file”, “ora vi brieffo”,  “mergia i due documenti”, “scheduliamo questa attività”). Quelli che si esprimono in italiano ma usano sempre un sinonimo più fastidioso e inutile rispetto alla parola corretta (es. “fasarsi” o “allinearsi” invece di “scambiarsi le ultime notizie”). Sul gergo aziendale spinto all’estremo esiste questa notevole pagina Facebook (attenzione perché è contagiosa).

4. I CORSI DI FORMAZIONE OBBLIGATORI
I momenti di formazione obbligatoria sono temuti quasi quanto le riunioni senza scopo. Il motivo è che si tratta di formazione non specifica sulla propria professionalità, ma trasversale per tutti i dipendenti su tematiche che – di norma – interessano lo 0,1% delle persone. Esempi calzanti sono i corsi sulla privacy e il trattamento dei dati, quelli sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, quelli sull’integrità professionale e la deontologia, e in generale tutti i corsi che descrivono situazioni e procedure che in qualche remota possibilità potrebbero capitare nella vita lavorativa di una persona – ma che in genere non capitano mai. Sono spesso legati a nuovi regolamenti e si basano su slide infarcite di gergo aziendale e/o frasi e immagini motivazionali.

5. I COLLEGHI / I CAPI MOLESTI
Categoria a sé che prevederebbe una sottolista dedicata. Oggi ho la fortuna di lavorare con persone fantastiche, ma di colleghi e capi molesti è pieno l’universo. Una rapida disamina: c’è il collega che parla a voce troppo alta, quello che parla a voce troppo bassa, quello che non si lava, quello che si profuma troppo, quello che non ha voglia di fare un cazzo, quello che invece fa tutto lui, quello che anche volendo non è capace a fare un cazzo e tutti si chiedono come sia arrivato lì, quello salutista (lo riconosci dalle gallette di riso), quello che invece mangia la peperonata in ufficio, quello sempre stressato, quello sempre troppo allegro, quello ligio ad ogni regolamento uscito negli ultimi 20 anni e quello che invece riesce sempre inspiegabilmente a farsi i cazzi suoi. I capi molesti, in più rispetto a quanto elencato sopra, raggiungono livelli di fastidio più elevati: possono ad esempio organizzare momenti di socialità fuori orario di lavoro e renderli obbligatori, possono chiamarti mentre sei in vacanza, possono delegare senza realmente delegare, possono far ricadere su di te le decisioni scomode (salvo assumersi il merito se la decisione era giusta) e ovviamente possono organizzare riunioni senza scopo e mandare email anabolizzate.

6. IL PROLIFERARE DEI REGOLAMENTI 
Non è vera azienda se non ci sono almeno 10 regolamenti. La situazione si complica però quando si comincia col versioning. L’idea diabolica consiste spesso nel lasciare a disposizione tutte le versioni di un documento, in modo da creare confusione su qual è la versione più aggiornata cui fare riferimento. Ovviamente, la proliferazione non riguarda solo le diverse versioni di uno stesso regolamento, ma anche proprio gli argomenti in sé che richiedono – chissà come – un regolamento dedicato. In genere, tutte le situazioni e i processi lavorativi spingono a realizzare un nuovo regolamento che – si badi bene – deve avere almeno un paio di punti in contrasto con un altro regolamento, in modo da causare la cosiddetta “paralisi da regole” (non si fa più nulla se non è esplicitamente previsto da un regolamento e da un controllo incrociato su tutti gli altri regolamenti).

7. LE TELEFONATE A EFFETTO VALANGA
In un open space, questa è una delle maledizioni più frequenti. Squilla un telefono. Se siamo fortunati risponde un collega che parla a voce molto bassa. Ma di solito non siamo fortunati. Poi ne squilla un altro, e si tratta evidentemente di una riunione senza scopo realizzata in conference call. Poi ne squilla un terzo, e con ogni probabilità è una complicata richiesta di informazioni. Poi squilla un altro apparecchio ancora, ed è un collega stressato che ha voglia di litigare. Poi ne squilla un altro, e un altro ancora… E ovviamente nessuna delle telefonate precedenti si è ancora conclusa, in un tripudio di cornette alzate che raggiunge il parossismo nei momenti in cui “scusa, ti devo mettere in vivavoce”. L’effetto babele è immediatamente percepibile e può essere controllato solo da farmaci analgesici molto potenti. O imparando ad usare le funzioni di “rifiuto chiamata” dei nuovi apparecchi telefonici.

8. LA TECNOLOGIA CHE NON FUNZIONA
Ogni ufficio è pieno di macchinari che non funzionano come o quando dovrebbero. Questo tipo di malfunzionamenti porta all’anarchia in brevissimo tempo, perché purtroppo si tratta sempre di apparecchiature in capo agli uffici che si occupano di informatica o di impianti, e sulle quali nessuno in ufficio ha le necessarie competenze. La lista è lunga e prevede ai primi posti “Internet”, la posta che non va, i server, il PC, il monitor del PC, le casse del PC, i software ribelli (in testa a tutti Acrobat), il telefono, le nostre care amiche stampanti multifunzione, l’aria condizionata, i filtri dell’aria condizionata, le luci al neon (almeno una che sfarfalla ci deve essere in ogni ufficio che si rispetti), gli sciacquoni dei WC, le torrette dell’elettricità, le maniglie delle porte, le maniglie delle finestre, i meccanismi che permettono alle sedie da ufficio di andare su e giù e di inclinarsi in posizione “visita ginecologica”.

9. I MOMENTI MOTIVAZIONALI
Io sono dell’idea che un lavoratore la motivazione dovrebbe trovarla da sé, nel piacere e nella consapevolezza di fare il suo lavoro al best effort. Qualunque momento motivazionale calato dall’alto (convention aziendali, celebrazione collettiva di risultati ottenuti, giornate di team building, etc.) suona sempre molto falso. Purtroppo però questi momenti sono ormai una parte fondante della vita lavorativa aziendale. Occorre quindi vincere la timidezza e partecipare a queste prove di resistenza che possono andare dal meno molesto monologo recitato davanti a un pubblico in trance al più imbarazzante tentativo di attraversare un ponte sospeso bendati facendosi guidare dal collega che non si lava in vena di battute scherzose. L’unico consiglio possibile è cercare di ammalarsi in concomitanza con i momenti motivazionali programmati.

10. IL LAVORO DA OPERATORE SCIMMIA
Il lavoro non è sempre eccitante e non è sempre una sfida. A volte il lavoro consiste nel copiare e incollare una serie infinita di stringhe di testo. Nel rivedere i calcoli di un foglio excel con 35 colonne e 20.000 righe. Nello spostare di 12 pixel il logo aziendale presente su un centinaio di slide. Nel realizzare 350 esemplari diversi di uno stesso file in cui cambia soltanto l’intestazione. Si tratta di quei lavori che definisco da operatore scimmia, in omaggio al famoso teorema delle scimmie infinite. Spesso l’80% del nostro lavoro è un lavoro da operatore scimmia. In tal caso, esistono alcuni accorgimenti per non lasciarsi abbruttire. Uno di questi è ben illustrato in questa gif animata (se mi vuoi scimmia, farò la scimmia).

E voi, in quale inferno state? Avete un girone da aggiungere?